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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 08:50.

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Tra le colline del Ternano, terra a grande vocazione agricola per la coltivazione dell'ulivo e dei vigneti, si trova un avamposto industriale di primo livello nella storia del manifatturiero italiano.

E non solo per la presenza della Acciai Speciali Terni (Ast) – qui gli abitanti più anziani la chiamano ancora la fonderia – in attività già dalla fine dell'800, ma anche per uno dei più importanti poli chimici italiani e per una miriade di piccole e medie imprese che pur gravitando attorno ai big industriali, hanno anche capacità di vita propria.
È un sistema industriale dal passo felpato quello umbro, della cui presenza quasi non ci si accorge, che annovera però nomi blasonati: uno tra tutti, Perugina. L'attività manifatturiera rappresenta per l'Umbria solo il 9% delle attività, mentre commercio (25%) e agricoltura (21%) rimangono i capostipiti dell'economia regionale.
Sulla base di questo tessuto industrial-produttivo prende le mosse il progetto Pumas, cioè far mettere radici a Terni a uno dei quattro poli tecnologici dell'Umbria.
Pumas è un acronimo un po' bizzarro che significa "Polo di innovazione umbro materiali speciali e micro e nano tecnologie". Un acronimo che rappresenta la società consortile costituita il 24 febbraio 2011 – 49 le aziende partecipanti – sulla scia della partecipazione al bando della Regione Umbria per la presentazione di progetti finalizzati alla nascita dei poli tecnologici. Iniziativa che ha visto la luce grazie anche alla determinazione dell'Associazione degli industriali di Terni.

«L'obiettivo principale – spiega la coordinatrice Laura Bizzarri – è quello di rafforzare la competitività delle imprese operanti nei settori industriali che caratterizzano il territorio, quali chimica, metallurgia, siderurgia ed edilizia, in modo da diversificare le opportunità di business, accrescere la capacità di consolidare la presenza dell'imprenditoria locale in mercati internazionali e caratterizzati da elevato valore aggiunto. Inoltre – aggiunge Laura – si vuol stimolare il radicamento sul territorio della cultura della ricerca e dell'innovazione e quindi rafforzare la collaborazione con l'Università del territorio».
Pumas si propone anche di potenziare le attività di ricerca e sviluppo, aumentando l'utilizzo dei risultati e valorizzando le competenze qualificate. Le principali aree di attività sono quelle delle nanotecnologie per l'energia e per l'elettronica; materiali elettro-magnetici o ottici nanostrutturati per dispositivi e sensori; materiali metallici; edilizia sostenibile; rivestimenti superficiali di materiali metallici, ceramici, polimerici e compositi; materiali per l'ambiente. La piattaforma tecnologica che il Polo sta implementando offre alle imprese aderenti la possibilità di acquistare servizi altamente specialistici – a tariffe convenzionate inferiori ai costi del mercato – orientati all'innovazione di prodotto e di processo con evidenti vantaggi in termini di accesso alle nuove tecnologie, in particolare per le Pmi.

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