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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 09:54.

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Quando era partito nel 2005, fortemente voluto da Letizia Moratti (allora ministro dell'Istruzione, università e ricerca), sulla scorta delle piattaforme tecnologiche Ue con partenariati tra pubblico e privato, in molti avevano dubitato che potesse durare nel tempo.

Invece il Siit, il distretto tecnologico ligure sui sistemi intelligenti integrati, non solo ha proseguito la sua strada ma ha anche raccolto, tra i soci, tutti i grandi gruppi hi-tech della Liguria, tra i quali Selex Es (Finmeccanica), Piaggio Aereo, Ericsson, Bombardier, Esaote, Rina, Fincantieri (con Cetena e Orizzonte sistemi navali) e poi università, centri di ricerca, Cnr, Confindustria Genova, Regione Liguria e le banche Carige e Intesa Sanpaolo. Inoltre, e questa è la chiave del suo successo, ha associato il consorzio Siit Pmi, ossia una compagine composta da ben 108 piccole e medie imprese. Aziende che hanno, così, l'opportunità di lavorare insieme ai grandi, con laboratori e strumenti a disposizione per ricerca e sviluppo, nonché risorse economiche che sarebbero impensabili per realtà di dimensioni contenute.
Il tutto con un principio ben chiaro, che esprime Remo Pertica, ad del Siit: «I distretti devono incentivare la ricerca ma con lo scopo anche di creare posti di lavoro sul territorio». Una linea sulla quale si è mosso il polo tecnologico genovese, forte anche di una cospicua dotazione economica stanziata nel 2006: 80 milioni di euro da utilizzare per progetti in due fasi distinte: sulla prima sono stati convogliati 30 milioni, 20 dei quali indirizzati alla ricerca (cofinanziati dai privati al 50%, ndr), e sulla seconda 50 milioni, 30 dei quali sempre per la ricerca (sempre cofinanziati al 50%, ndr). La rimanente parte dei fondi viene è utilizzata per formazione, trasferimento tecnologico e infrastrutture.

«La Regione – prosegue Pertica – ha poi deciso di darci un edificio per creare i laboratori, dove oggi industria ed enti di ricerca lavorano insieme sui progetti di prima e seconda fase. Progetti che riguardano automazione, salute, sicurezza, energia, infomobilità e logistica, Ict (information & communication technology, ndr). Su questi temi ci sono stati sviluppi di prima fase e ora è stata avviata la seconda, sempre tenendo presente che ogni progetto coinvolge obbligatoriamente, oltre alle grandi imprese, quattro o cinque piccole aziende. L'ingresso di Piaggio Aereo, poi, ha favorito l'apertura di un nuovo campo di ricerca nell'avionica. Siamo partiti con 7-8 grandi imprese e 15 piccole. Oggi siamo in tutto 130 aziende, che comprendono il 98% dell'industria hi-tech ligure. Inoltre siamo impegnati su due poli tecnologici regionali di cui siamo stati promotori: Transit, puntato su infomobilità e logistica, di cui siamo soggetto gestore, e Sosia, su robotica e automazione, gestito da Selex Es, che è nostro socio. Poi siamo nella governance di due degli otto cluster tecnologici nazionali, voluti dal Miur: Smart communities (sempre su infomobilità e logistica, ndr) e Smart Factory (su automazione industriale e robotica, ndr). Si tratta di cluster su temi pensati in ragione di Horizon 2020, l'ottavo programma quadro dell'Ue per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione».

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