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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2013 alle ore 13:27.

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Nel suo identikit c'è il numero più alto di addetti nell'Ict tra le regioni italiane e circa il 20% dei brevetti nazionali. Il Piemonte è terra di innovazione tecnologica e in tempi di sviluppo delle Smart thecnologies, il polo dell'Ict scommette di vivere la sua seconda giovinezza. A cominciare dalla provincia di Torino dove si contano circa 7mila aziende del comparto e una tradizione che affonda le sue radici nell'epoca della Olivetti di Ivrea.

Gli ingredienti in campo sono molti: la Fondazione Torino wireless, nata nel 2002 per agire da facilitatore e da promotore di filiere produttive (tra i soci fondatori Alenia Aeronautica, il Centro ricerche Fiat, STMicroelectronics, Telecom Italia, Telespazio); il polo di innovazione Ict costituito dall'ente Regione nel 2009, oggi un network con 167 aziende e 11 tra università e centri di ricerca, 60 progetti approvati nell'ultimo triennio e investimenti per oltre 25 milioni. Infine, il Cluster nazionale dedicato alle Smart thecnologies – uno degli otto in Italia – istituito nel dicembre scorso sotto il coordinamento proprio del Piemonte. «La sfida per l'Ict di Torino – spiega Laura Morgagni, responsabile della Fondazione Torino Wireless – è fare il salto di qualità, superare la prospettiva di territorio ed entrare in un'ottica di cluster nazionale che guarda all'Europa».
A fare da palestra saranno i 4 progetti approvati dal Miur in tema di Smart technologies del valore di 43 milioni, con ricadute in terra piemontese per 9 milioni. Entro il mese di aprile, spiega Laura Morgagni, sarà costituito il consorzio in capo al Cluster mentre entro il primo semestre dell'anno sarà pronto il Modello di servizio destinato alle imprese, ancora in fase di definizione, e che dovrebbe prevedere il sostegno all'internazionalizzazione, il supporto nelle analisi di mercato, fino all'assistenza per la partecipazione ai bandi. Nella seconda parte dell'anno si avvierà il lavoro vero e proprio di coinvolgimento delle imprese.

In campo anche i 12 progetti ammessi a finanziamento – nella prima fase di valutazione – sul bando del ministero dell'Istruzione "Smart Cities and communities" con l'endorsement della Città di Torino e valore per 183 milioni, progetti in corsa per l'ok nella seconda fase di valutazione che si chiuderà il 30 aprile, prima del passaggio alla fase esecutiva vera e propria. «Il polo piemontese – aggiunge ancora Morgagni – potrà fare la differenza sostanzialmente su due filoni, lo sviluppo delle applicazioni Ict per la mobilità e il tema dell'efficientamento energetico».
Secondo per importanza in provincia di Torino dopo la meccanica, dunque, il comparto dell'Ict è chiamato in un certo senso a cambiare pelle e cercare nuovi filoni di mercato. Non ha dubbi Andrea Giacardi, nuovo presidente della sezione Ict dell'Unione industriale di Torino: «L'Ict piemontese conta numeri significativi ma il momento storico attuale – sottolinea Giacardi – è caratterizzato da una forte crisi, visto anche il calo degli investimenti della Pa nella regione per circa 60 milioni. Allora bisogna trovare mercato altrove, sviluppare nuovi filoni, altrimenti il rischio è il ridimensionamento». In questo passaggio delicato, dunque, le iniziative in campo sono essenziali per sostenere lo sviluppo, «a patto che le aziende stesse – riprende Giacardi – cambino pelle puntando su un modello non più incentrato sui servizi ma sulla progettualità, per questo servono investimenti e risorse per formazione e innovazione». Risorse che possono arrivare dalla nuova fase di progettualità sulle tecnologie smart, «a patto che in Italia – conclude Giacardi – come in Europa le risorse vengano messe in campo in tempi rapidi, altrimenti il rischio è che le imprese facciano un passo indietro a causa della scarsa liquidità».

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