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Via libera alla Shell in Mar Ionio

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Energia

Via libera alla Shell in Mar Ionio

Via libera ambientale alla Shell per cercare giacimenti di metano e petrolio in una delle zone più lusinghiere per la scoperta di grandi riserve ma anche una delle aree a maggiore sensibilità contestativa del Mezzogiorno: il golfo di Taranto. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha firmato due decreti di valutazione di impatto ambientale (Via) ai progetti della Shell nel mare Ionio fra Calabria, Basilicata e Puglia.

Dopo il sì ecologico, ai cantieri manca solamente la formalità della firma dello Sviluppo economico. È forse il primo grande via libera dopo una lunghissima sosta: la lentezza con cui diverse amministrazioni pubbliche partecipano all'iter, il divieto temporaneo (poi cancellato) all'uso di strumenti di ricerca geologica, le sequenze di ricorsi al Tar hanno rallentato gran parte delle procedure per la ricerca e l'uso dei giacimenti nazionali.

Sono stati espressi diversi decreti Via in questi mesi, ma non su progetti di tali dimensioni e in un'area costeggiata da regioni molto permalose.

Le aree di ricerca
Le zone in cui le navi della Shell ispezioneranno i fondali sono due, di forma irregolare. Una prima area di ricerca è vasta 730 chilometri quadri e dista 27 miglia nautiche da Taranto e una quindicina dalla Calabria. Non vi sono punti di particolare sensibilità ambientale. La seconda area da esaminare è di 617 chilometri quadri, più accostata alla costa calabrese (a 8 miglia dalla spiaggia di Trebisacce) e si avvicina a due aree di sensibilità ambientale.

Le precauzioni ambientali
Gli esperti della commissione Via del ministero hanno esaminato il progetto e hanno ritenuto che le prospezioni del colosso petrolifero nelle profondità sotto il mare si possano fare, a patto che vengano osservate alcune precauzioni per ridurne gli effetti sull'ambiente.

Per esempio, sono state imposte alla Shell regole molto severe sull'uso dell'air gun, il “cannone” ad aria compressa che, sparando grandi bolle sotto il mare, produce sul fondale un colpo in cui eco permette di leggere le profondità del sottosuolo. È nel mondo la tecnica di ricerca geologica sottomarina più sostenibile, eppure anch'essa con i suoi colpi subacquei può disturbare la vita marina e suscita grandi timori ambientali. Per questo motivo ogni uso dell'air gun sarà preceduto da biologi che escludano la presenza di delfini e balene, avrà un suono gradualmente ascendente in modo da allontanare gli animali e così via.

Geologia e politica
Il sottosuolo non è ancora stato esplorato, ma i geologi sospettano che in quel braccio di mar Ionio possano celarsi grandi giacimenti: parrebbe trattarsi della continuazione, sotto il fondo del mare, della stessa tipologia di sottosuolo che poco più a nord ha svelato le aree petrolifere della Val d'Agri (Eni) e Tempa Rossa (Total).

Il progetto di ricerca di giacimenti risale a molti anni fa, al 2009, ma si è fermato mille volte fra cautele politiche e opposizione delle regioni prospicienti. In questi giorni i politici lucani insorgono contro l'approvazione del ministero e la Regione Basilicata ha annunciato l'ennesimo ricorso contro il progetto, in vista del referendum contro l'uso dei giacimenti nazionali proposto da dieci Regioni.

In lista d'attesa
Sono ancora in attesa di via libera i progetti per la ricerca di giacimenti in altre zone molto promettenti, cioè quelli dell'Eni nel Canale di Sicilia, della Tgs Nopec al largo della costa nord-ovest della Sardegna, della Schlumberger in tutto lo Ionio e nel mare fra la costa ragusana e Pantelleria. In questi mesi sono inoltre decollate le autorizzazioni ai progetti sul giacimento Ombrina Mare della Rockhopper, contestatissimo in Abruzzo, della Petroceltic a Trebisacce, dell'Edison per ampiare l'area petrolifera Vega nel Canale di Sicilia.

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