Economia

Falso olio extravergine, più attenzione alle etichette.…

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l’indagine su una decina di aziende

Falso olio extravergine, più attenzione alle etichette. Consumatori sul piede di guerra

Non si placa la bufera che ha colpito l'olio extravergine d'oliva. Una bufera innescata dalla notizia dell'apertura di un'indagine da parte del Procuratore di Torino Raffaele Guariniello e che vede nel mirino i rappresentanti legali di 7 brand dell'olio d'oliva (Carapelli, Bertolli, Sasso, Santa Sabina, Coricelli Antica Badia e a Primadonna) accusati del reato di frode in commercio. Le aziende infatti sono accusate di aver commercializzato confezioni di olio d'oliva etichettato come “extravergine” ma che ad analisi chimiche ed organolettiche è risultato non essere tale. Nessun rischio per la salute degli ignari acquirenti quindi ma di certo, alla luce delle analisi effettuate, l'esigenza di declassificare tali prodotti ad olio “vergine”. E da qui l'ipotesi della frode in commercio.

All'orizzonte anche nuove ipotesi di reato
Inoltre l'indagine portata avanti dalla Procura di Torino potrebbe anche non esaurirsi alla sola frode in commercio ma potrebbero emergere anche altre ipotesi di reato. Secondo quanto si sta discutendo nelle ultime ore in ambienti investigativi nuovi sviluppi potrebbero sorgere dagli esiti delle indagini dei carabinieri del Nas, che stanno verificando le modalità di produzione degli oli nel territorio nazionale.

Coldiretti: attenzione al fiume di olio importato
Di fronte all'ennesimo scandalo, a richiedere a gran voce un'attenzione particolare sull'import di olio d'oliva è stata innanzitutto la Coldiretti che ha ricordato come, in presenza di un'annata produttiva come quella 2014-15, tra le peggiori della storia dell'olivicoltura italiana, sono letteralmente esplose (+38%) le importazioni. «Lo scorso anno gli acquisti dalla Tunisia - ha aggiunto Coldiretti – sono cresciuti del 748%». Non che l'olio di provenienza estera sia necessariamente di dubbia qualità ma è un dato di fatto che lo scorso anno di olio made in Italy ce ne è stato davvero poco mentre sul mercato dietro etichette dai nomi italiani ci sono prodotti che di italiano hanno ben poco. Come difendersi? «Innanzitutto leggendo attentamente le etichette – aggiunge la Coldiretti – che devono necessariamente riportare l'origine dell'olio (comunitaria, extracomunitaria oppure va indicato se si tratta di miscele di oli comunitari ed extra-Ue) e laddove è volontariamente indicato, leggere la data di produzione e quindi di scadenza dell'olio. Privilegiando i prodotti della nuova annata rispetto a quelli realizzati mesi fa».
Secondo l'organizzazione agricola altro aspetto da sottolineare è quello relativo al prezzo. «Un buon extravergine italiano – hanno aggiunto alla Coldiretti – non può costare meno di 6-7 euro al litro. Al di sotto di questa cifra non vengono neanche coperti i costi di produzione».

Consumatori sul piede di guerra
Dopo l'avvio dell'inchiesta della Procura di Torino sull'olio extravergine d'oliva, a scendere sul piede di guerra sono le associazioni dei consumatori. Federconsumatori e Adusbef hanno chiesto, se i reati verranno accertati, sanzioni esemplari per i responsabili. Chi si è spinto oltre è il Codacons che ha deciso di pubblicare sul proprio sito internet (www.codacons.it) un modulo attraverso il quale le famiglie che hanno consumato olio prodotto da una delle 7 aziende coinvolte nell'indagine, possono avviare l'iter per chiedere il risarcimento del danno subito e costituirsi parte offesa nel procedimento aperto dalla Procura. «Invitiamo tutte le famiglie che hanno consumato olio extravergine d'oliva di una delle marche coinvolte nell'inchiesta – ha detto il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - a far valere i propri diritti e chiedere un indennizzo fino a 5.000 euro».

Mongiello e Sani: far partire il piano olivicolo
Che le frodi vadano combattute non solo nelle aule dei Tribunali ma anche rafforzando la produzione italiana di olio made in Italy ne sono convinti il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani e la parlamentare Pd (firmataria della cosiddetta legge “salva olio”) Colomba Mongiello. «L'ultimo scandalo della vendita di olio d'oliva spacciato per extravergine e i dati della raccolta di quest'anno, in ripresa ma ancora inferiori rispetto a 3-4 anni fa – ha detto Colomba Mongiello - impongono l'attivazione degli investimenti previsti dal Piano Olivicolo Nazionale, finanziato dal Governo con 32 milioni per il triennio 2015-2017, con l'obiettivo di migliorare la quantità produttiva e sostenere commercialmente, in Italia e all'estero, chi produce e vende qualità».
Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani secondo il quale non si può affrontare la crescita della domanda di made in Italy con l'import ma «Occorre accelerare l'attuazione del Piano olivicolo nazionale recentemente adottato dal Parlamento, che mette a disposizione risorse per realizzare nuovi impianti, combattere le fitopatologie e promuovere la ricerca per qualificare il prodotto».

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