È la premessa di tutto, e lo sottolinea nei primi cinque minuti del suo discorso il ministro dell’Industria Mohammad Reza Nematzadeh: l’accordo sul nucleare, che comporterà la graduale riduzione delle sanzioni. «I dubbi sul nostro paese sono stati superati, c’è una nuova atmosfera per il futuro, vogliamo un dialogo proficuo con tutti, specie con l’Italia cui ci legano anni e anni di storia».
L’obiettivo, da parte nostra, è ritornare, come ha indicato il vice ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, «in due-tre anni, non di più», al livello di interscambio del 2011, precedente alle sanzioni, cioè 7 miliardi di euro. Ma con un salto di qualità: se prima 5,3 miliardi dell’interscambio erano importazioni italiane, quasi la totalità di greggio, «ora bisogna trovare forme di diversificazione industriale». E quindi più spazio all’automotive, all’energia rinnovabile, alla meccanica, alle attrezzature biomedicali, alle infrastrutture e costruzioni.
Sono settori in cui l’Italia è leader, come ha detto la presidente del Comitato per l’internazionalizzazione di Confindustria, Licia Mattioli, e che quindi possono avere spazio nel nuovo corso dell’Iran. «È importante ristabilire la partnership – ha aggiunto - non solo tra le grandi industrie, ma anche tra le pmi che sono il tessuto imprenditoriale sia italiano che iraniano».
L’interesse delle nostre industrie c’è, e sono i numeri a dimostrarlo: ne sono arrivate 181 a Teheran, per la missione organizzata dai ministeri dello Sviluppo e degli esteri, Confindustria, Agenzia Ice, Abi, Unioncamere. In più 12 banche, 20 associazioni industriali, per un totale di quasi 400 partecipanti. Tra italiani e imprenditori iraniani erano in 1500 al Forum istituzionale che ha aperto la missione, al Milad Tower Conference Center.
In Iran, ha ricordato la Mattioli, ci sono molti casi di successo italiani: la Danieli ha inaugurato a Yazd un’acciaieria, con un progetto chiavi in mano del valore di 520 milioni di dollari e si sta occupando dell’ampliamento del complesso siderurgico di Isfahan; la Fata ha vinto una commessa di mezzo miliardo di euro per una centrale idroelettrica con l’azienda iraniana Gadir. Poi c’è il caso della Immergas, che produce caldaie a Kasin, vicino a Teheran. Tra le altre sono già in Iran Maire Tecnimont, Ansaldo Energia, Eni, Saipem.
Bisogna recuperare terreno, nei confronti dei passato e dei nostri concorrenti. Calenda ha annunciato che farà in Iran il prossimo anno 3 o 4 visite, ha proposto di attivare un Comitato congiunto per la promozione degli investimenti bilaterali e ha aggiunto che Roma è pronta ad ospitare la prossima riunione della Commissione mista italo-iraniana che si terrà a febbraio.
Il ministro dell’Industria iraniano ha annunciato un piano infrastrutturale per i trasporti da 15 miliardi di dollari: si va da una ferrovia che collega Teheran con il Nord del paese a nuovi aeroporti, 5 porti, due città industriali. Ha sottolineato l’interesse per l’automotive, «nei progetti dell’Iran c’è la costruzione di 3 milioni di autovetture», ha detto il ministro Nematzadeh, aggiungendo che stanno cercando partner per nel settore automotive auspicando un nuovo interesse di Fca, sia per la produzione di auto che di mezzi di trasporto pubblico.
Ma accanto alla volontà di dialogo, alle risorse, a una tassazione al 20% che diventa zero nelle free zone, l’Iran presenta una serie di ostacoli: un’economia a prevalenza pubblica, con un ruolo predominante della fondazioni religiose, difficoltà nelle transazioni bancarie (le sanzioni hanno congelato il sistema Swift). Temi che saranno approfonditi, ha detto il vice presidente dell’Abi, Guido Rosa, in un seminario ad hoc a Teheran, e che sono già stati discussi nei giorni scorsi, a Roma in un incontro tra Abi e Banca centrale iraniana. La Sace, ha detto Calenda, per gennaio riuscirà a risolvere il problema dei crediti bloccati, circa 800 miioni, e avrà 5 miliardi a disposizione; anche la Simest, ha aggiunto, dovrà svolgere il ruolo ei finanziatore e partner. L’Agenzia Ice, spiega il presidente Riccardo Monti, ha rafforzato l’ufficio di Teheran, per il 2016 potenzierà la presenza di imprese italiane alle fiere iraniane, favorirà gli incontri btob per le prossime missioni settoriali.
Complessivamente lo stanziamento per il 2015-2016 è quasi decuplicato rispetto a quello del biennio precedente, arrivando a oltre 3 milioni di euro. Alla fine del Forum sono stati firmati quattro memorandum d’intenti: uno tra il Maxxi, con la presidente Giovanna Melandri, e il Muse di arte contemporanea di Teheran per portare al Maxxi, nel 2017, l’attuale esposizione, la più importante del Medio Oriente; due accordi tra Assomac e Alpea, l’associazione dei produttori e esportatori della pelle della regione dell’East Azerbaijan, e tra Assomac e Iran Tanners Association per la formazione tecnico-manageriale e per creare un centro scientifico e tecnologico; un altro tra Marmomacchine e Iran Stone association per il settore del marmo. La missione prosegue con incontri faccia a faccia tra imprese e seminari di approfondiumento, per concludersi il 30 novembre.
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