Economia

Via libera dei sindacati alla proposta sul sistema di relazioni industriali

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nuovo Modello contrattuale

Via libera dei sindacati alla proposta sul sistema di relazioni industriali

Con il via libera unanime degli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, la proposta su un “moderno sistema di relazioni industriali” sarà inviata dai sindacati alle associazioni datoriali per aprire un confronto alla ricerca di un’intesa tra le parti sociali che - a giudicare dalle prime reazioni delle imprese - non appare affatto a portata di mano.

Aumenti oltre l’inflazione
La proposta del sindacato conferma l’attuale modello contrattuale articolato su due livelli, ribadisce la centralità del contratto nazionale, dichiarando superato l’obiettivo della salvaguardia del potere d’acquisto con aumenti del Ccnl che vanno oltre l’inflazione, e seguono dinamiche macro economiche, legate a indicatori di crescita, andamenti settoriali. «Con il tasso di inflazione prossimo allo zero in Europa come negli Usa - ha spiegato il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni nella relazione illustrativa - abbiamo deciso di superare il riferimento al solo andamento del costo della vita che da mezzo secolo regola gli aumenti dei contratti nazionali. Oggi la priorità è il rilancio della crescita, ed è essenziale la spinta che arriva dai consumi interni. Il sistema di relazioni industriali nel suo complesso deve porsi l’obiettivo di crescita salariale oltre inflazione. Allo stesso tempo abbiamo rinviato al secondo livello contrattuale la gestione negoziale di tutte le variabili organizzative che concorrono alla crescita della produttività creando le condizioni per distribuire salario aggiuntivo». I sindacati prevedono anche l’estensione erga omnes dei minimi salariali contrattuali, in alternativa alla ventilata introduzione nel nostro Paese del salario minimo legale, e puntano sulla partecipazione dei lavoratori sia alla governance aziendale, che organizzativa, economico-finanziaria.

Camusso:no alla competizione al ribasso
Al presidente di Confindustria che giudica superata la proposta, replica il numero uno della Uil, Camelo Barbagallo: «Se c'è qualcuno in ritardo sul confronto sono loro e comunque, al di là dei ritardi, se vogliamo seriamente confrontarci sul nostro modello di riforma si facciano avanti», ha detto, aggiungendo «ci auguriamo che gli imprenditori si rendano conto che dentro questo modello contrattuale ci sono tutte le opportunità per far crescere il Paese, i salari e la produttività. Se non si redistribuisce la ricchezza il Paese non cresce. Il confronto con Confindustria è sempre stato in salita, ma noi siamo allenati alla salita». Anche la leader della Cgil, Susanna Camusso, nelle conclusioni ha sottolineato che «è una cosa vecchia pensare che si può continuare a proporre a questo Paese la ricetta della competizione al ribasso, della riduzione dei costi, dei salari senza cogliere invece che si vuole aprire una stagione nuova, che c’è bisogno di partecipazione e di discussione su come si crea produttività». Prima dell’avvio del confronto, che secondo Camusso deve essere esteso a tutte le associazioni datoriali, la leader della Cgil avverte: «Non si fanno piattaforme per fare accordi a prescindere, si fanno accordi se si trova punto di mediazione».

Bentivogli (Fim-Cisl): rischio di inconcludenza
Fuori dal coro il leader della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, che pur annunciando il voto favorevole evidenzia alcune criticità: «Non credo sia concretamente realizzabile l’obiettivo degli aumenti oltre l’inflazione - ha detto - considerando che la maggior parte dei contratti firmati ha avuto aumenti del 4% legati alla dinamica dell’inflazione europea, e le altre categorie non hanno la disponibilità delle controparti a riconoscere l’inflazione. Nei Paesi in cui si carica oltre l’inflazione il contratto nazionale, si indebolisce la contrattazione decentrata». Il leader delle tute blu della Cisl ha lanciato un monito: «La ritrovata unità sindacale deve servire a produrre risultati attraverso gli accordi. Se si presentano proposte che non producono accordi, c’è rischio di essere inconcludenti, e quindi, più deboli».

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