Economia

Istat: a gennaio 70mila occupati in più

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l’emergenza occupazione

Istat: a gennaio 70mila occupati in più

Il 2016 si apre con un balzo in avanti degli occupati: a gennaio ci sono 70mila persone al lavoro in più rispetto a dicembre 2015, frutto di una crescita di 99mila dipendenti con contratto permanente e di una contrazione di 28mila occupati a termine e di mille autonomi. Resta stabile la disoccupazione, mentre gli attivi diminuiscono di 63mila unità. Nel confronto con gennaio 2015, invece, l’occupazione sale di 299mila unità, anche in questo caso trainata essenzialmente dai contratti a tempo indeterminato che registrano un incremento di 426mila unità; più contenuta la crescita dei dipendenti con contratti a termine (+22mila), mentre gli indipendenti, cioè collaborazioni e partite Iva, diminuiscono di 149mila unità.

È il quadro che emerge dalle rilevazioni Istat riferite al mese di gennaio. Il premier Matteo Renzi ha commentato su Facebook che «il boom del Jobs act è impressionante», aggiungendo: «Con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero».

Gli stessi dati Istat evidenziano come il tasso di disoccupazione nella fascia tra 15 e 24 anni rimanga su livelli molto alti, al 39,3%, e in crescita dello 0,7% su dicembre 2015, ma in calo dell’1,6% su gennaio 2015. Si tratta comunque di un tasso ben superiore a quello europeo, secondo i dati diffusi da Eurostat, considerando che per i giovani fino a 25 anni la disoccupazione nell’Eurozona è al 22% e nella Ue al 19,7%. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi che non cercano lavoro spesso perché studiano; l’incidenza dei disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa fascia d’età in Italia è pari al 10%, come a dire che un giovane su 10 è disoccupato. Il tasso di disoccupazione resta invariato all’11,5%, lo stesso livello di dicembre, in calo dello 0,7% su gennaio 2015. Va detto, a questo proposito, che il calo della disoccupazione è un fenomeno che interessa l’Eurozona e la Ue a 28: sempre secondo Eurostat, nei 19 paesi della moneta unica è scesa al 10,3% rispetto al 10,4% di dicembre e all’11,3% di gennaio 2015. Nella Ue il tasso dei senza lavoro a gennaio si attesta all’8,9% contro il 9,9% di dicembre e il 9,8% di gennaio 2015.

Quanto al tasso di occupazione, per l’Istat a gennaio è al 56,8% un decimale di punto più alto del mese precedente, in crescita dello 0,9% rispetto a gennaio 2015. Tuttavia se tra gli uomini il tasso di occupazione è al 66,1%, tra le donne resta sui livelli più bassi tra i paesi europei, al 47,5%. Nel confronto annuale l’incremento occupazionale maggiore interessa la fascia d’età tra 50 e 64 anni (+1,8%), mentre nel confronto congiunturale, rispetto a dicembre 2015 la crescita maggiore ha interessato le due fasce d’età più “mature”, comprese tra 35-49 anni e 50-64 anni, che registrano un incremento dello 0,3%. Al contrario per la fascia d’età tra 15 e 24 anni l’occupazione si è contratta dello 0,5% tra dicembre e gennaio, ed è rimasta stabile rispetto a gennaio del 2015.

A gennaio la decontribuzione sui nuovi contratti a tempo indeterminato si è ridotta: 40% di sgravio per due anni con un limite a 3.250 euro annui (fino a dicembre 2015 lo sgravio durava tre anni con un tetto a 8.060 euro). Ma ciò non ha influito sulle scelte assunzionali: «Ringrazio tutti gli imprenditori che hanno avuto fiducia in se stessi e nel futuro e hanno promosso nuova occupazione», ha dichiarato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Parla di «luci e ombre nell’economia e nel lavoro» Maurizio Sacconi (Ap) sottolineando che «nel 2015 il mercato del lavoro è stato instabile e solo più recentemente ha dato segnali di crescita, anche se con elevati costi di finanza pubblica, mentre permane la preoccupante esclusione dei giovani».Per Cesare Damiano (Pd) «se gli incentivi non diventano strutturali prevarrà la convenienza economica delle aziende verso il lavoro precario». Critici i sindacati con Susanna Camusso (Cgil) che replica a Renzi: «Parlare di gufi è un modo per togliersi di fronte al problema». Per Gigi Petteni (Cisl) «l’aumento dei contratti stabili c’è stato», ma è frenato «dal quadro economico incerto». Secondo Guglielmo Loy (Uil) «gennaio risente positivamente dell’ultimo treno della superdecontribuzione passato a dicembre che non avrà più la stessa potenza nei prossimi mesi». Diversi i pareri tra gli esperti: «Il Jobs act sta funzionando – spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro alla Sapienza di Roma –. C’è un minor utilizzo di co.co.co e partite Iva. E si sta incentivando l’utilizzo del tempo indeterminato, che per le aziende è diventato un contratto più sicuro».

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