Economia

Fondi strutturali verso il pieno uso

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Finanziamenti Ue

Fondi strutturali verso il pieno uso

Milano - A Palazzo Chigi c'è già chi canta vittoria. A Bruxelles sono molto più prudenti, così come nelle regioni che aspettano i controlli Ue. Ma l'obiettivo del pieno utilizzo dei fondi europei 2007-2013 che solo a ottobre scorso sembrava un miraggio ora è a portata di mano. Al 31 dicembre 2015, ultimo giorno utile per spendere le risorse del vecchio periodo di programmazione, il sistema di monitoraggio della spesa registrava pagamenti pari al 93,5% dei 45,78 miliardi di dotazione complessiva dei Fondi strutturali: Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale (Fse) e cofinanziamento nazionale. Considerati progetti e pagamenti non ancora registrati nel sistema di monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato e tenuto conto che per farlo c'è tempo fino alla fine dell'anno in corso, c'è la ragionevole previsione che si possa arrivare al «pieno assorbimento» dei fondi a disposizione, senza incorrere nel disimpegno automatico dei finanziamenti europei. Pare che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, abbia insistito molto per sottolineare questo risultato nel preconsuntivo ufficiale su impegni di spesa e spesa effettiva pubblicato sul sito dell'Agenzia per la Coesione territoriale.

In effetti il timore di non riuscire a centrare l'obiettivo ha accompagnato tutta la seconda parte del periodo di programmazione, man mano che si accumulavano i ritardi nella realizzazione dei progetti e quindi nella spesa. Il monitoraggio precedente, a ottobre 2015 appunto, indicava una spesa ferma a 39,5 miliardi, pari all'83,5%. Lo sprint a ridosso della scadenza dei termini non è una novità e si è verificato puntualmente ogni anno per evitare la cancellazione di finanziamenti. Tuttavia - riconoscono negli uffici della Dg Politiche regionali della Commissione europea - la capacità di spesa generale «è in miglioramento». In ogni caso è meglio non cedere a trionfalismi. Le certificazioni delle spese realizzate, infatti, dovranno superare i controlli della Commissione Ue che potrebbe respingerne alcune. Una quota di fatture o progetti non ammissibili è fiosiologica, perciò - come emerge dalla tabella a fianco - molte regioni fanno “over booking”: presentano progetti e spese complessive superiori alla dotazione effettiva, in modo che si riduca a zero il rischio di perdita di fondi.

Alla luce di queste considerazioni, dunque, l'Agenzia ritiene una «stima affidabile» che la spesa finale si collochi «tra il 98 e il 102% delle risorse a disposizione per l'intero ciclo» 2007-2013. Insomma, la certezza ci sarà solo tra un anno, ma già oggi si può affermare che se qualche programma perderà finanziamenti, si trattarà solo di spiccioli. A livello territoriale la capacità di spesa resta più alta nelle regioni del Centro-Nord (definitie “obiettivo competitività”) che hanno già raggiunto il 98,6% contro il 91% delle cinque regioni del Mezzogiorno (obiettivo convergenza). Ma è anche vero che il Sud doveva spendere quasi 31 miliardi contro i 15 del Centro-Nord. Tra i programmi che rischiano di più c'è il Fesr Sicilia che di 4,36 miliardi a fine 2015 aveva speso solo il 71,1%. «Ma nella “coda” del periodo 2000-2006 - ricorda un ex capo unità della Dg Regio - la Sicilia riuscì a recuperare un “buco” più meno analogo». Virtuosa, invece, la Calabria. Tra i programmi nazionali (Pon) i rischi si concentrano sul Pon Sicurezza, gestito dal ministero degli Interni, molto indietro non solo con le spese effettive (83,4%) ma anche con gli impegni di spesa (86,3%). Ma siamo nell'ordine di qualche decina di milioni.

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