Economia

La chimica riparte con l’innovazione

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La chimica riparte con l’innovazione

Giacomo Fauser e il processo di sintesi dell’ammoniaca. Giulio Natta e il polipropilene. Due storie di chimica, nate in Italia e destinate a rivoluzionare interi settori produttivi e a consentire a tutti di accedere ai beni di largo consumo e al benessere. Due storie di innovazione, cambiamento e anticipazione. La storia della chimica, in fondo, è stata caratterizzata in larga misura dal gioco d’anticipo. Nella ricerca e nelle relazioni industriali, da sempre. Oggi più che mai nella sostenibilità.

Ieri la Federchimica, la Federazione che rappresenta le imprese del settore, ha festeggiato a Milano, al Teatro Dal Verme i suoi primi 100 anni. «Fu proprio nel marzo del 1916, in piena Grande Guerra, a Milano in piazza Duomo al civico n.25, che alcuni imprenditori chimici con le idee molto chiare si riunirono per un primo incontro formale volto alla costituzione di una realtà associativa», ricorda il presidente Cesare Puccioni. In 100 anni l’associazione ha percorso molte strade, una delle quali la ha portata ad avere un’interazione e un ruolo forte in Europa, dove, osserva David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, la Federchimica «ha saputo portare il suo professionismo». Antonio Tajani, anch’egli vicepresidente del Parlamento europeo, ricorda invece quanto la presidenza di Giorgio Squinzi, prima della Federchimica e poi del Cefic, «abbia permesso all’Italia di contare di più a Bruxelles».

In questi anni «tanto è cambiato» ma non la capacità della chimica di giocare d’anticipo, di fare ricerca e di innovare. Viaggiando indietro nel tempo ed entrando nei primi grandi centri di ricerca in assoluto, si ripercorre la storia della chimica. «La chimica è cambiamento: cambia se stessa e fa cambiare gli altri e ha bisogno di un’associazione che anticipi i tempi», continua Puccioni. E sta anche in questo la spiegazione dei dati congiunturali che ancora una volta raccontano un settore che ha contrastato la gravissima crisi di questi anni. Nel 2015 c’è stato un recupero della produzione (più 1%, circa 52 miliardi di euro) e più di un indicatore dà la sensazione di solidità. L’incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (5,8%) è la più bassa nel manifatturiero, l’export è tra i più elevati in Europa (l’Italia è seconda solo alla Spagna), ancora più alto di quello della Germania che è il principale produttore chimico europeo, mentre continua l’espansione della chimica fine e specialistica che nel 2015 ha raggiunto un surplus di quasi 2,8 miliardi di euro. Molti dei segni più «sono dovuti alla capacità della chimica di competere sui mercati internazionali - interpreta il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi - in particolare della chimica fine». E poi c’è la sostenibilità, un tema molto caro ai chimici. «La chimica ottimizza i processi produttivi utilizzando sempre meglio le risorse, minimizzando l’uso di quelle più preziose, riutilizzandole o sostituendole con altre meno rare e costose, e anche più sicure, valorizzando anche gli scarti», dice Puccioni.

Chimica, in Italia, è però anche sinonimo di innovazione nelle relazioni industriali. «Le nostre idee e il modo in cui le abbiamo realizzate nel contratto, negli anni, hanno anticipato tutti e in alcuni casi hanno ispirato anche il legislatore», osserva Puccioni. Sicurezza, staffetta generazionale sono solo due esempi. Il presidente di Federchimica cita anche «la scala mobile conglobata nei minimi contrattuali, la flessibilità sugli orari di lavoro, l’avvio dei Fondi di Previdenza e Sanità integrativa Fonchim e Faschim, e ancora le deroghe contrattuali e l’abolizione degli scatti di anzianità». L’ultimo contratto - oggi la sigla dei testi definitivi - è anch’esso una testimonianza di questa volontà di innovare, soprattutto quando si pone «l’obiettivo di preparare e indirizzare le parti sociali aziendali verso sfide e confronti innovativi e responsabili, con l’introduzione della formazione congiunta obbligatoria degli attori sociali».

La ricerca, l’innovazione, il cambiamento però non sono bastati per cancellare alcuni stereotipi che accompagnano ancora la chimica e portano l’opinione pubblica a vedere in questo settore ancora minacce. «I passi avanti di cui la chimica è capace servono a tutto il paese – conclude Puccioni -: vorremmo perciò che il paese la guardasse in modo diverso e finalmente positivo».

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