Economia

Il vino italiano cresce su tutti i fronti

  • Abbonati
  • Accedi
verso il vinitaly

Il vino italiano cresce su tutti i fronti

Il vino come metafora del quadro economico che vorremmo in Italia: nel 2015 il business del vino ha generato una crescita del fatturato del 4,8%, dell’export del 6,5% e del mercato domestico del 3,1%, mentre l’occupazione è salita del 2,4% con un boom degli investimenti: +18%. Per l’anno in corso, il 92% delle cantine prevede un fatturato in salita.

Il bilancio delle società del vino tracciato dal rapporto 2016 dell’Area studi di Mediobanca è ricco di luci: sotto la lente sono 136 società produttrici con fatturato superiore a 25 milioni.

Traina l’export
Il rapporto Mediobanca sottolinea che nel 2015 lo sviluppo del fatturato dei big è arrivato soprattutto dall’export, soprattutto dal traino del Prosecco (+10%) che ha venduto oltre confine il 15,2% in più. Meno dinamici i vini non spumanti: +3,7% complessivo, +5,1% l’estero. Secondo, le stime del Consorzio del Prosecco, nel 2015 sono state imbottigliate 356 milioni di bottiglie, +15%. Il 72% all’export. Il boom del Prosecco (piacevole e dal prezzo accessibile) esige investimenti e questi sono balzati per gli spumanti del 37,2%, ma, in generale, secondo Mediobanca, tutto il settore del vino rimane un grande investitore: in crescita del 18% intorno a 290 milioni.

Nella classifica delle destinazioni si consolida il Nord America ma crolla l’Asia. Il Nord America mette a segno una crescita robusta del 13,3%, con un peso del 34% sull’export totale, mentre l’Asia arretra del 10%, con una quota che vale appena il 3,9%. In particolare, i dati generali indicano che l’anno scorso l’import della Cina è balzato del 60% a 1,8 miliardi ma che l’Italia ha sottoperformato con un +15% a 91 milioni , contro il +60% dei leader francesi a 814 milioni. «Credo che sia solo una questione di tempo - osserva Piero Antinori presidente della cantina omonima - Anche negli Usa il vino italiano stentò all’inizio, salvo poi diventare leader. In Cina accadrà lo stesso: del resto in Giappone e Corea andiamo benissimo».
Il principale sbocco del vino italiano (che nel complesso esporta per 5,4 miliardi) restano i Paesi della Ue (51,5% del totale), che però, in quanti Paesi “maturi”, hanno un ritmo più modesto: +3,7%.

E nel 2016? «È iniziato bene ma sarà difficile replicare la straordinaria performance dell’anno scorso - commenta Lamberto Frescobaldi, contitolare della cantina toscana - Anche perchè contavamo sul Brunello di Montalcino 2010. Oggi abbiamo il 2011 che però stanno iniziando ad apprezzare». Frescobaldi conferma la trattativa per l’acquisto della tenuta LogoNovo a Montalcino con 17 ettari vitati(anticipata da winenews.it diretto da Alessandro Regoli). «Abbiamo firmato il preliminare - precisa Frescobaldi - e la settimana prossima contiamo di formalizzare la transazione».

Sul fronte del Prosecco «registriamo un +21% nel primo trimestre» precisa Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi. E l’incognita aumento dei prezzi (fino a un euro sullo scaffale)? «Negli Usa - spiega Moretti Polegato - l’aumento è stato annullato dal super dollaro mentre in Gran Bretagna e in Germania dobbiamo attendere le vendite del dopo Pasqua per valutare eventuali effetti».

Chi sale e chi scende
Nel 2015 Cantine Riunite-Giv, con 547 milioni di fatturato (+2,7% sul 2014) si conferma il maggiore gruppo italiano. Sul secondo gradino rimane la cooperativa emiliana Caviro con 300 milioni (nonostante una perdita del 4,4%) mentre prosegue la crescita di Antinori (+8,7%) che conquista la terza posizione (202 milioni), primo gruppo italiano non cooperativo. Ancora meglio fa Zonin che diventa il quarto gruppo con 183 milioni (+14,3% sul 2014). Il record di crescita nel 2015 va alla cooperativa trevigiana La Marca che passa da 60 a 76 milioni (+25,1%), seguita da Ruffino, da 81 a 94 milioni (+17%). Se invece si considera l’export, sul podio sale Botter: realizza oltreconfine il 94,5% del fatturato, seguita da Ruffino (93,1%), Fratelli Martini (88,8%) e Masi Agricola (88,4%).

Peraltro Masi Agricola insieme a Italian Wine Brands sono le le prime società del settore quotate in Italia. Investire nel vino in Borsa sembra un ottimo affare: da gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 449% (moltiplicando di 4,5 volte il suo valore), ben al di sopra delle Borse mondiali che hanno segnato un più modesto +86%.

© Riproduzione riservata