Economia

Bonus mobili verso quattro miliardi

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Bonus mobili verso quattro miliardi

MILANO - Il bonus mobili è stato il fattore determinante per la ripartenza dei consumi sul mercato interno nel 2015, che ha superato gli 11,6 miliardi di euro mettendo a segno, per la prima volta dopo sette anni di cali ininterrotti (con la sola eccezione del 2010) un aumento dell'1% rispetto al 2014. Un recupero che può apparire modesto, ma che in realtà ha significato molto per gran parte delle 30.500 aziende dell'arredo che non hanno una dimensione o una organizzazione adeguate per sfruttare i mercati esteri, ancora di salvezza per il made in Italy durante la crisi.

Lo ha capito bene il premier Matteo Renzi che, intervenendo ieri al Salone del Mobile di Milano, ha rivendicato la proroga del bonus mobili al 50% per tutto il 2016 e la sua estensione alle giovani coppie, svincolato dalle ristrutturazioni edilizie e con un plafond aumentato da 10mila a 16mila euro. Il bonus, ha detto Renzi, «tira quasi 2 miliardi di euro, circa lo 0,1% del pil».

Il valore di questa misura per le imprese dell'arredamento risulta con certezza dall'analisi dalle statistiche fiscali. Secondo l'elaborazione del Sole 24 Ore a partire dalle dichiarazioni dei redditi 2015 (relative all'anno di imposta 2014), risulta che nel suo primo anno e mezzo di applicazione (lo sconto è in vigore dal 4 giugno del 2013), l'incentivo ha mosso acquisti di mobili per un valore di 1,96 miliardi di euro. E il suo “appeal” non sembra smorzarsi. Il valore medio del bonus mobili è infatti cresciuto di oltre l'8% nelle dichiarazioni fiscali presentate nel 2015, passando da 241 a 261 euro. Questo dato racchiude uno dei principali segni di accelerazione della detrazione sull'acquisto di arredi e grandi elettrodomestici. Guardando ai modelli Unico e 730, si vede che nell'anno d'imposta 2013 la spesa media delle famiglie è stata di 4.820 euro, mentre nel 2014 è salita a 5.220 euro.

È un aumento significativo perché si abbina a una apparente stabilizzazione del numero dei beneficiari. Nel 2013, infatti, i contribuenti che hanno utilizzato il bonus sono stati poco più di 173mila in sei mesi, mentre nelle dichiarazioni dei redditi relative al 2014 i beneficiari totali (compresi quelli che hanno acquistato i mobili nel 2013) sono stati circa 376mila. In 12 mesi, quindi, si sono “aggiunti” poco più di 200mila beneficiari. Ma questo dato dovrà essere approfondito: può darsi che nel 2013 ci sia stata una corsa al bonus prima dell'annuncio della sua proroga all'anno successivo. Inoltre, visto che la detrazione sugli arredi è abbinata a quella sulle ristrutturazioni, esiste un limite fisiologico. Non si può escludere, comunque, che alcuni di coloro che hanno comprato i mobili a fine 2013 ne abbiano acquistati altri negli anni seguenti, secondo una prassi avallata anche dalle Entrate a Telefisco 2016. Si spiega anche così il balzo della spesa da 835 milioni a 1,96 miliardi a fine 2014. Un dato che, ipotizzando investimenti costanti nei due anni seguenti, potrebbe largamente superare i 4 miliardi a fine 2016.

Nel 2016, inoltre, si aggiungeranno i ricavi generati dal nuovo incentivo per le coppie under 35 che acquistano la prima casa. A questa misura, scattata il 1° gennaio scorso, guardano con fiducia FederlegnoArredo (che la ha fortemente sostenuta) e le imprese. Per questo, spiegano da Federlegno, nei prossimi mesi il lavoro si concentrerà nel promuovere la misura, di cui c'è ancora scarsa conoscenza tra i cittadini, anche perché la circolare che chiarisce i requisiti per accedervi è stata emessa dall'agenzia delle Entrate solo il 31 marzo scorso. Secondo una proiezione del Sole 24 Ore sulla base dei dati sul bonus finora applicato e di quelli relativi all'acquisto di abitazioni principali, lo sconto per le giovani coppie nel 2016 potrebbe muovere acquisti per un valore di circa 460 milioni.

Per quanto riguarda l'impatto sulle casse pubbliche, in realtà anche lo Stato ci ha guadagnato: in termini di Iva, le spese relative al bonus mobili hanno fruttato allo Stato 360 milioni di euro in un anno e mezzo (contro spese di circa 98,2 milioni nel solo 2014), a cui vanno aggiunte Ires, Irap e Irpef indirettamente generati dal bonus ma non esattamente stimabili.

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