Economia

Mezzogiorno, Pmi colpite dalla crisi ma nel 2016-2017 si rafforzeranno

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rapporto confindustria-cerved

Mezzogiorno, Pmi colpite dalla crisi ma nel 2016-2017 si rafforzeranno

Nel 2016 e 2017 è attesa una crescita di fatturato e redditività delle Pmi meridionali e un calo delle sofferenze, anche se resta lento il miglioramento del rapporto tra debiti finanziari e capitale netto. È il dato che emerge dal Rapporto sulle Pmi nel Mezzogiorno realizzato da Confindustria e Cerved e presentato oggi a Bari. Secondo Confindustria e Cerved, «sia pure con ritmi più bassi della media nazionale, le Pmi meridionali dovrebbero veder crescere, nel 2016, sia il proprio fatturato (+2,8%) sia il proprio valore aggiunto (+4,1%)». «Analogo miglioramento - secondo lo studio - dovrebbero vedere i margini (margine operativo lordo +6,7%) e la redditività del capitale investito (6,4% dal 5,6% del 2013)». Più «contenuto», per Confindustria e Cerved, «è il miglioramento previsto dei debiti finanziari rispetto al capitale netto: segno che la partita della crescita per le Pmi meridionali continua a giocarsi proprio sul versante finanziario».

Eppure la crisi ha colpito duro nel Mezzzogiorno. Nel 2014, anche se in frenata, ha inferto i suoi ultimi colpi di coda nel Sud: l'emorragia di Pmi si è infatti fermata in Italia, ma è proseguita nel Mezzogiorno e nelle Isole, con altre 2mila Pmi di capitali uscite dal mercato. I segnali positivi si sono cominciati a vedere nel 2015, con il calano a due cifre dei tassi di chiusura di impresa e la nascita di 30mila nuove imprese, spesso innovative anche se di piccolissime dimensioni.

Confindustria-Cerved: nel 2017 +3% fatturato e +7% Mol imprese sud
«Stiamo elaborando stime che sono di recupero sia di fatturato sia di marginalità. Entro il 2017 per il Mezzogiorno ci aspettiamo un tasso di crescita che è intorno al tre per cento per quanto riguarda il fatturato e intorno al sette per cento rispetto al margine operativo lordo» ha detto il direttore marketing di Cerved, Valerio Momoni, commentando i dati del rapporto 2016 sulle piccole e medie imprese (Pmi) nel Mezzogiorno, che si presenta oggi a Bari, a cura di Confindustria e Cerved. Per Momoni, però, le Pmi «sopravvissute alla crisi (25.300 nel 2014 secondo il rapporto) sono più solide patrimonialmente, quindi nonostante la stretta del credito bancario gli imprenditori hanno investito risorse». Lo studio, infatti, evidenzia che «nel 2007 il rapporto tra i debiti finanziari e il patrimonio netto di una Pmi nel Mezzogiorno era del 127%. Oggi questo rapporto e al 102%».

Prima inversione trend per i fallimenti dal 2007
In base alla ricerca di Confindustria e Cerved con la collaborazione di Srm-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, i livelli pre-crisi sono ancora lontani, ma i segnali di consolidamento sembrano insomma confermati. Il tessuto imprenditoriale resta molto frammentato: su un totale di 1,6 milioni di imprese attive l'89,9% non supera i nove addetti; le società di capitali sono 270mila, per lo più di piccolissima dimensione (25mila hanno i requisiti europei di pmi con 10-250 dipendenti e fatturato compreso tra due e 50 milioni). La crisi ha provocato un miglioramento della competitività delle imprese con bilanci migliori, fatturato e redditività in crescita, patrimonializzazione più solida. Anche l'investimento di capitale proprio in azienda inizia a mostrare i primi frutti: la redditività in termini di Roe è in crescita per il secondo anno consecutivo. Nel 2015, l'introduzione delle srl semplificate ha favorito la crescita delle newco: sono nate circa 30.500 imprese di capitali, 1.200 delle quali iscritte al Registro delle startup innovative; altre mille, non iscritte, hanno caratteristiche simili. Si riducono le Pmi che hanno avviato procedure di chiusura e in particolare i fallimenti fanno registrare la prima decisa inversione di tendenza dal 2007 (-23% tra 2014 e 2015).

Resta un problema l'elevata dipendenza dalle banche
Le Pmi attive nel 2007 e sopravvissute alla crisi hanno accresciuto la loro polarizzazione: aumentano quelle in area di solvibilità (dal 37,4% del 2013 al 39,7% del 2014), ma anche quelle in area di rischio (dal 22,7% al 23,4%). La ripartenza interessa le Pmi di tutte le regioni meridionali, trainate da Campania e Puglia che mostrano investimenti delle imprese sopra alla media nazionale. Anche Calabria, Sardegna e Sicilia sembrano ripartite, seppure con permanenti difficoltà nell'acceso al credito e nei tempi di pagamento. Significativa al Sud la presenza di imprese eccellenti: quasi 700 imprese tra 2007 e 2014 hanno raddoppiato il fatturato. L'elevata dipendenza dalle banche per ottenere liquidità resta uno dei principali motivi di vulnerabilità, anche se la dinamica dei tassi d'ingresso in sofferenza sembra essersi arrestata al 5,1% (due punti sopra la media nazionale) e le previsioni per i prossimi anni indicano una riduzione al 4% nel 2017. Secondo la ricerca di Confindustria e Cerved il credito d'imposta per gli investimenti, i primi bandi dei fondi strutturali 2014-20, gli strumenti di ingegneria finanziaria nazionali ed europei, il Fondo Sviluppo e Coesione 2014-20 e il preannunciato provvedimento “Finanza per la crescita” sono «occasioni concrete da sfruttare appieno per il Mezzogiorno e per l'intero Paese»


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