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Enel vende 6 vecchie centrali elettriche, da Montalto a Porto Tolle

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ENERGIA

Enel vende 6 vecchie centrali elettriche, da Montalto a Porto Tolle

La centrale Enel di Montalto di Castro (Viterbo) in un’immagine recente. L’impianto, oggi spento, fa parte di una serie di centrali che l’Enel si appresta a dismettere
La centrale Enel di Montalto di Castro (Viterbo) in un’immagine recente. L’impianto, oggi spento, fa parte di una serie di centrali che l’Enel si appresta a dismettere

Centralissima panoramica vendesi centrale elettrica. È partito con i colossi di Porto Tolle, sulla punta estrema del delta del Po, e di Montalto di Castro, nelle maremme laziali al confine con la Toscana, il programma Futur-E dell’Enel per vendere un primo lotto di centrali spente e fuori mercato.
Ma anche Rossano Calabro, sulla costa cosentina dello Ionio, e le piccole centrali turbogas di Camerata Picena, alle spalle di Falconara (Ancona), e Carpi, nella Bassa modenese.

E poi in autunno potrebbero entrare in offerta Pietrafitta a Perugia e altre centrali, come Piombino, il vecchio e colossale impianto nella piana verso Follonica che potrebbe diventare un polo commerciale del lusso.
Ecco, il grande polo commerciale (per Piombino il negoziato in corso è caldissimo) è una delle destinazioni non più elettriche verso cui punta Carlo Tamburi, capo dell’Enel Italia.

«Il paradigma energetico è cambiato», ricordava venerdì Tamburi durante la presentazione dell’impegno per la sostenibilità dell’Enel durante l’evento «Coltiviamo energia per un futuro sostenibile».

Le centrali di una volta ormai restano sempre spente, massacrate da costi resi insostenibili dalle fonti rinnovabili d’energia e dalle nuove tecnologie. Costano spropositi quando sono spente, ma i costi fanno impallidire più di un film dell’orrore se vengono accese.

Nei circa 300 ettari di Montalto di Castro — nata da un progetto nucleare mai completato, con 3.600 megawatt era la più grande d’Italia — ne sono disponibili alla vendita i 210 della zona produttiva, con l’edificio caldaie, la ciminiera, i serbatoi. Potrebbe insediarsi la Google, oppure Amazon o Apple; contatti sono già in corso. Ma il pregio dell’area archeologica etrusca compresa nel recinto di esteso chilometri potrebbe integrarsi con attività culturali.

A Porto Tolle, nei 290 ettari più pregiati del delta, al posto degli impianti che dominano un’area naturalistica unica potrebbero nascere resort, attività turistiche e congressuali, oppure un green per il golf; facile immaginare un ristorante sulla ciminiera alta 250 metri, l’edificio più alto d’Italia tuttora imbattuto dai nuovi grattacieli milanesi, il cui panorama nelle giornate di bora arriva fino alle montagne dell’Istria.

A Carpi si vendono 76mila metri quadri, a Camerata Picena (186mila metri quadri) il gruppo di lavoro è coordinato da Nomisma e composto da diversi esperti guidati dalla Gabetti. Pietrafitta, alle porte di Perugia, è lontana dai punti di approvvigionamento e la sua gestione è troppo dispendiosa. Altre centrali sono in queste condizioni e potrebbero aggiungersi all’elenco.

L’elenco originario prevedeva 23 centrali, e si è ridotto a 21 quando la centrale sarda di Assemini è stata dichiarata essenziale per il sistema elettrico nazionale e quindi deve continuare a marciare anche se è antieconomica, mentre quella di Marghera è già stata venduta.

GLI IMPIANTI COINVOLTI NEL PROGETTO FUTUR-E
(Fonte: Enel)

Il programma Futur-E sarà accompagnato nei prossimi mesi da un roadshow internazionale per cercare acquirenti: in tutto le centrali da vendere sono 21, pari a 13mila megawatt, ma potrebbero entrare anche impianti esteri dell’Enel. Potrebbe essere il caso di altre centrali simili, fuori mercato, del gruppo madrileno Endesa: potrebbero essere candidati alla chiusura e a una nuova destinazione impianti catalani. L’amministratore delegato Francesco Starace presenterà il catalogo nella City di Londra, a Parigi, Bruxelles e in altre piazze degli investitori, come Dubai, Seul e Pechino.

Quale il prezzo? Varierà secondo i progetti. Ci sono i costi di disinquinamento (per esempio, sotto i serbatoi di olio combustibile o sotto i carbonili potrebbe esserci contaminazione da idrocarburi), alcune infrastrutture potrebbero non essere demolite e al contrario essere valorizzate come nel caso della ciminiera da primato di Porto Tolle o come i serbatoi della centrale di Alessandria, i cui cilindri immensi delle cisterne potrebbero diventare le piscine per tuffi estremi di un parco sportivo.

I primi bandi sono partiti il 24 maggio, il 2 settembre le manifestazioni di interesse, entro il 3 ottobre le offerte vincolanti.

I progetti dei candidati acquirenti saranno confrontati e scelti da una commissione di valutazione composta dall’Enel, dal Politecnico di Milano e dalle amministrazioni pubbliche locali, perché il processo sia trasparente e collegato con il disegno che ogni zona vuole dare al suo futuro. Ci sono punteggi che tengono in conto la sostenibilità ambientale, il grado di innovazione, l’investimento previsto, l’occupazione generata, il coinvolgimento della cittadinanza, la tipologia economica (per esempio un progetto di industria manifatturiera acquisisce più punteggio di un’industria pesante).

«Solo integrando innovazione, sostenibilità e competitività — avverte Tamburi dell’Enel — si dà vita a nuovi modelli di sviluppo che rafforzano le relazioni sociali e promuovono la creazione di valore condiviso».

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