Economia

Ilva, preoccupazione per il rinvio

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SIDERURGIA

Ilva, preoccupazione per il rinvio

«Un segnale chiaro di quanto sia difficile questa operazione». La decisione del Consiglio dei ministri di intervenire ancora sull’iter di vendita dell’Ilva, rafforzando le garanzie per la valutazione del piano ambientale fa inevitabilmente slittare in avanti la data di aggiudicazione definitiva, inizialmente fissata al 30 giugno. Per il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, la «manutenzione» decisa dal Governo è la conferma di come, nonostante gli attori in campo siano ormai prossimi a definire le cordate con cui presentare un’offerta, la cessione degli asset del più grande gruppo siderurgico italiano sia tutt’altro che vicina al traguardo.

Gozzi si dice «non particolarmente sorpreso» dalla proposta dei ministri per lo Sviluppo e dell’Ambiente, che sposta di almeno 4-5 mesi la decisione finale. «Non dimentichiamoci – spiega il presidente – che questi impianti sono ancora sotto sequestro e concessi in uso per la remediation. Non è facile procedere ad una vendita di beni sotto sequestro». Federacciai conferma una forte preoccupazione sulla vicenda Ilva, legata però, puntualizza Gozzi, «allo stato dell’arte», non tanto a questa ultima proroga, giustificata dal fatto che «vanno presentati i piani ambientali».

LA PRODUZIONE DELL’ILVA DI TARANTO
Dati in milioni di tonnellate (Fonte: Ilva)

Due giorni fa, nella sua relazione all’assemblea degli associati, il presidente, rieletto per un altro biennio alla guida degli industriali siderurgici italiani, ha affermato a proposito di Ilva che «i danni provocati in questi anni da una gestione complessivamente sciagurata di tutta la vicenda, a tutti i livelli, renderanno difficilissima l’operazione di recupero». Una previsione centrata. «Speriamo - ha aggiunto - che una soluzione seria dal punto di vista industriale, finanziario e manageriale si trovi». A questo proposito, il presidente ha sottolineato come «i due più grandi gruppi siderurgici italiani, nostri associati», vale a dire il gruppo mantovano Marcegaglia e il gruppo cremonese Arvedi, «stanno lavorando intensamente alla ricerca di una soluzione: non possiamo che augurarcelo. Lo speriamo per l’Italia, per i lavoratori di Taranto, per le aziende dell’indotto».

Preoccupati per le novità emerse dal Cdm di martedì anche i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm di Taranto, Valerio D’Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò, che ieri hanno chiesto un incontro urgente ai commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria «alla luce del decimo decreto del governo del 31 maggio», che «differisce il deposito delle offerte al prossimo 30 giugno e che dà mandato ad un comitato di esperti, entro 120 giorni, di esprimere un parere sulle proposte di modifica del piano ambientale presentato dai privati». I sindacati segnalano «il persistere delle criticità connesse allo stabilimento Ilva di Taranto, con particolare riferimento alla messa in sicurezza degli impianti, ai risvolti ambientali, al mantenimento degli assetti produttivi e dei livelli occupazionali, compresi i lavoratori dell’indotto costretti da tempo a subire un grave danno salariale». Considerato «il perdurare dell’incertezza sui passaggi futuri», l’incontro servirà «al fine - concludono i sindacati - di avere opportuni chiarimenti sul futuro dello stabilimento» e per «meglio decifrare lo scenario».

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