
Dal punto di vista delle imprese funziona come una donazione liberale, ma può valere anche come un “pezzo” di welfare aziendale. Dal punto di vista di chi ne beneficia è uno straordinario colpo d’occhio sul mondo e insieme la maturazione della consapevolezza che, quando si tratterà di cercare lavoro, sarà bene anche guardare oltre l’orizzonte dei confini nazionali.
Viaggia a pieni giri, nonostante la crisi, il sistema della formazione internazionale dei giovani studenti, circolo virtuoso che mette insieme aziende, enti e privati e che, qui da noi, ha il proprio pilastro in Intercultura, onlus che dal 1955 promuove programmi scolastici in più di 60 Paesi di tutto il mondo. Attraverso un format ormai collaudato: borse di studio totali o parziali a beneficio degli adolescenti che desiderano trascorrere un periodo medio-lungo di studio e vita all'estero. Anche quest’anno sono state tantissime le domande di partecipazione al bando di Intercultura: 6mila candidature, pescando dalle quali sono stati selezionati i 2mila giovani studenti delle scuole superiori che partiranno quest’estate per un periodo che può variare dalle quattro settimane all’intero anno scolastico, nei quattro angoli del mondo. In particolare, tra gli iscritti è sempre alto il numero di coloro che chiedono un sostegno economico per affrontare le spese di partecipazione, segno del forte bisogno delle famiglie di assicurare una formazione internazionale ai propri figli.
Fortunatamente, a fronte di queste maggiori richieste e nonostante la difficile congiuntura economica, anche quest’anno il numero di ragazzi che partiranno beneficiando di borse di studio totali o contributi parziali si conferma molto consistente e arriva a quasi 1.500 unità. Le borse messe sul piatto quest’anno dagli sponsor a beneficio dei ragazzi in partenza sono 591 e di queste 133 provengono dal programma Itaca dell’Inps – non in esclusiva per Intercultura - in favore dei figli dei dipendenti del settore pubblico. Considerando quindi solo le borse offerte dagli sponsor a Intercultura, si registra un aumento dell’8,5% rispetto all'anno scorso. Il controvalore delle borse di studio da sponsor sale così a circa quattro milioni. Tra i nuovi sostenitori si segnalano l'Aeroporto Marconi di Bologna, Bnl, Rai, Sea, Siemens e Treccani. Quanto ai principali sponsor del programma, nella lista troviamo tra gli altri Telecom Italia, Enav, Intesa Sanpaolo, Fondazione Crt, Poste Italiane, Edison e Fondazione Varrone. Cosa spinge un’azienda o un ente a investire su un progetto del genere? Le risposte possibili sono molteplici.
Diverse imprese offrono le borse nel proprio pacchetto di misure di welfare aziendale, altre promuovono iniziative di responsabilità sociale a favore dei propri clienti o di giovani residenti sul proprio territorio. Poi ci sono le borse di studio offerte dal Fondo Intercultura: 46 con copertura totale dei costi, 243 con copertura al 60%, 398 con copertura al 40% e 235 con copertura al 20 per cento. Cosa possa ricavarne un ragazzo tra i 15 e i 18 anni in un'esperienza del genere lo si può facilmente intuire: apprendimento interculturale, ovvero la capacità di interiorizzare i diversi bisogni di studio che emergono dall'evolvere della società contemporanea, integrando i punti di vista “locali” in un processo di dialogo interculturale.
Questo perché nell’esperienza all’estero sono messe in gioco capacità di adattamento, abilità di problem solving, necessità di comunicare in un contesto sconosciuto, senso di disciplina e capacità di organizzazione personale. Tutti elementi che portano ai saperi del Ventunesimo secolo, imprescindibili nella formazione personale e professionale dei nuovi manager e dei cittadini del mondo in senso lato. Molti nomi illustri figurano nella lista degli “ex” ragazzi di Intercultura: dagli astronauti di Esa Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti a Franco Bernabè ed Enrico Cucchiani, cavalieri del lavoro e dirigenti d’azienda, fino a Luca Barilla, vicepresidente di Barilla spa. Ma dove andranno a studiare i giovani del programma Intercultura 2016-2017? Nella lista delle destinazioni, conferme e insieme interessanti novità: prevale l’Europa (34%), poi l'America latina, capace di intercettare il 25% della domanda con destinazioni come Brasile, Argentina e Cina, il Nord America con Stati Uniti e Canada (21%), l’Asia che guadagna terreno con la Cina (14%), l'Oceania con Australia e Nuova Zelanda (5%), mentre chiude il quadro l'Africa (1%). Sempre con la speranza che il viaggio di formazione di oggi possa trasformarsi nel lavoro di domani.
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