Economia

L’inchiesta petrolio frena i giacimenti

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L’inchiesta petrolio frena i giacimenti

Il sequestro degli impianti per l’estrazione del petrolio dell’Eni in val d’Agri (Potenza) dà il taglio più grave nella caduta dell’attività mineraria rilevata in aprire dall’Istat, che è stata del -15,7% mentre il resto della produzione industriale era in crescita (pur leggerissima) dello 0,5%.

Fra le montagne della val d’Agri i giacimenti fino al 31 marzo estraevano circa 75mila barili di greggio al giorno, cioè una dozzina di milioni di litri di petrolio.

Gli idrocarburi usciti dal sottosuolo venivano trattati nell’impianto di Viggiano, quel centro oli in cui si separavano il petrolio, il metano e l’acqua “di strato” che aveva dormito mescolata al petrolio per ère geologiche.

Ripulita dal petrolio, l’acqua del giacimento veniva riniettata depurata nel sottosuolo là dove era rimasta per milioni d’anni, e una parte andava a un depuratore industriale. Il greggio invece via oleodotto andava alla raffineria di Taranto per diventare la benzina e il gasolio usato dagli italiani.

Ma il 31 marzo la Procura di Potenza, nel momento più sensibile della campagna per il referendum sulle trivelle, ha sequestrato gli impianti. Sospettava che questa attività fosse smaltimento abusivo di rifiuti pericolosi.

Si tratta dell’inchiesta sullo “scandalo petrolio” in Basilicata, inchiesta che si è divisa in quattro filoni distinti: quello sulle attività estrattive che l’Eni aveva in corso sui giacimenti, il filone dell’impianto della Total sul giacimento di Tempa Rossa (non ancora sfruttato), la parte d’indagine sulle relazioni personali per potenziare la raffineria di Taranto (è stato coinvolto il fidanzato dell’allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, inducendola a dimettersi) e infine un filone collaterale su lavori nel porto siciliano di Augusta.

Nei giorni scorsi la Procura ha consentito un dissequestro temporaneo degli impianti, il cui ciclo industriale deve essere cambiato secondo un progetto proposto dall’Eni; entro qualche mese i lavori saranno completati e potrà ricominciare l’estrazione del petrolio “a chilometro zero”.

In generale l’attività estrattiva in Italia trova sempre più ostacoli da parte della politica locale, sensibile ai comitati “nimby”, ma in aggiunta nel mese di aprile gli italiani hanno anche ridotto i consumi di prodotti petroliferi (lo Sviluppo economico ha censito un calo del -3,8% nella domanda di benzina e gasolio) e Terna ha osservato un -1,8% nei consumi di corrente elettrica.

Ieri l’Istat ha confermato la rilevazione di Terna e ha attribuito il -1,4% al segmento della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-1,4%).

Se la domanda interna frena, aumenta però l’attività delle raffinerie, aiutate dai prezzi contenuti del petrolio. La distillazione e raffinazione in aprile è cresciuta del +6,3%.

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