Economia

Ilva, Cdp scioglie le riserve. Nasce AcciaiItalia

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IN CAMPO CON ARVEDI E DELVECCHIO

Ilva, Cdp scioglie le riserve. Nasce AcciaiItalia

Cassa depositi e prestiti si prepara a scendere in campo, in cordata con il gruppo Arvedi e con Delfin (la finanziaria di famiglia dell’imprenditore Leonardo Del Vecchio) per partecipare al bando per rilevare gli asset di Ilva. La cordata, tutta italiana (avrebbe dovuto farne parte anche la turca Erdemir, ma nei giorni scorsi i vertici hanno affermato di non potere al momento prendere una decisione) si chiamerà AcciaiItalia e sarà ufficializzata domani, in tempo per la scadenza fissata per la presentazione delle offerte definitive. Nessuno dei tre proponenti avrà una quota superiore al 50 per cento: per finanziare il progetto è prevista un’emissione di bond da parte delle banche. Cdp avrà un ruolo di anchor investor, mentre ad Arvedi sarà affidata la gestione aziendale dei complessi siderurgici che, con tutta probabilità, saranno rilevati in affitto.

La presa di posizione di Cassa depositi e prestiti scioglie l’ultimo dubbio sulla composizione delle cordate in vista della scadenza per la presentazione delle offerte per la cessione degli asset Ilva. Da un lato ci sarà la «cordata italiana», dall’altro il sodalizio tra il colosso ArcelorMittal (primo gruppo siderurgico mondiale) e il gruppo Marcegaglia. Entrambe le offerte comunque non sono ancora state ufficialmente depositate.

Cdp aveva da tempo avviato una serie di confronti con Arvedi, Delfin (la finanziaria di famiglia dell’imprenditore Leonardo Del Vecchio) e i turchi di Erdemir, allo scopo di allestire una cordata. L’ente è rimasto però ufficialmente alla finestra in questi mesi, non escludendo la possibilità di partecipare alternativamente alla cordata, già formata tra Marcegaglia e ArcelorMittal, come auspicato in più occasioni sia da Emma che da Antonio Marcegaglia, ai vertici del gruppo mantovano. A fine gennaio, in occasione di un’audizione, l’amministratore delegato di Cdp, Fabio Gallia, aveva fatto sapere che l’ente era «disponibile ad un progetto che permetta all’azienda di tornare competitiva», comunque partecipando, aveva precisato, «con un ruolo di minoranza».

A fine maggio Cassa depositi e prestiti è stata «costretta» ad uscire parzialmente allo scoperto, aiutando Delfin a qualificarsi per il bando: non avendo presentato manifestazione d’interesse, la finanziaria di Del Vecchio ha dovuto associarsi a Cdp per aderire ufficialmente al meccanismo di cessione.

Accanto ai due partner finanziari, la cordata italiana farà perno sul gruppo Arvedi, che nei giorni scorsi ha ribadito la volontà di assumere un ruolo industriale e da capofila nella compagine, conferendo i propri asset in una newco in una eventuale seconda fase dell’operazione (secondo le previsioni degli addetti ai lavori in questo primo step le cordate dovrebbero limitarsi a rilevare l’Ilva con una formula d’affitto). Resta invece fuori dalla cordata, al momento, il turco Erdemir, che nei giorni scorsi, attraverso le dichiarazioni del managing director Ali Pandir a una televisione locale, ha affermato che il Consiglio della società «non è in possesso di informazioni abbastanza solide» per deliberare la partecipazione al bando entro i termini previsti. Non si esclude che i turchi possano rientrare successivamente, rilevando quote di partecipazione dai proponenti originari.

Quello che è certo è che l’iter predisposto dai commissari dell’Ilva prevede ora almeno quattro mesi di analisi delle due offerte ambientali da parte di un comitato di esperti nominato dal ministro dell’Ambiente. I piani industriali e le offerte saranno esaminate solo in un secondo momento, una volta decretata l’ammissibilità delle proposte ambientali.

I due piani industriali differiscono per obiettivi e tecnologie utilizzate, oltre che per composizione (da un lato un trasformatore più un produttore di calibro mondiale, dall’altro un ente statale, una finanziaria e un produttore concorrente di Ilva sul mercato italiano e regionale). Nei giorni scorsi alcuni osservatori hanno auspicato una possibile collaborazione tra le due cordate, ma i primi approcci tra i vertici di Arvedi e di Marcegaglia non sembrano al momento positivi. Il percorso di vendita è però ancora lungo e, come insegna l’esperienza di questi anni, non è escluso possa riservare ulteriori colpi di scena.

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