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Dossier Nasce a Genova la casa dell’hi-tech

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    Dossier | N. 18 articoliAuto aziendali e mobilità business: ecco tutte le nuove tendenze e le dinamiche del mercato

    Nasce a Genova la casa dell’hi-tech

    (Olycom)
    (Olycom)

    Un edificio smart, cioè guidato da un’intelligenza artificiale in grado di capire e interpretare le esigenze di chi ci opera e anche di gestire l’edificio stesso. Ma anche la nuova sede di un incubatore di imprese destinato a far crescere startup specializzate nel cognitive computing e nel machine learning. Ovvero in quelle discipline che sono alla base dell’internet of things (Iot) e quindi dell’industria 4.0.

    L’idea di realizzare uno smart building rendendolo anche un innovation hub e un incubatore d’impresa è stata concepita dalla Softjam, azienda genovese dell’Ict, specializzata nella tecnologia cloud (erogazione di risorse informatiche tramite la rete) e partner italiani di Microsft.

    L’edificio, invece, è di proprietà del Comune di Genova, si trova in via Cembrano, ed è stato affidato in concessione alla Softjam, in virtù di un bando indetto dall’amministrazione comunale, con l’obiettivo «non soltanto della riqualificazione e della valorizzazione dell’immobile - hanno spiegato al Comune - ma anche alla promozione del tessuto sociale e imprenditoriale ad alto contenuto tecnologico del territorio». All’interno del palazzo, che si sviluppa su quattro piani per circa 1.600 metri quadrati, verranno adottate, chiarisce Andrea Pescino, ad di Softjam, «le più moderne tecnologie per la gestione di tutti gli aspetti energetici, di illuminazione e di sicurezza in modo da riqualificare l’edificio e renderlo uno smart building».

    LA DIFFUSIONE DELL'IOT IN ITALIA
    Numero di oggetti connessi tramite rete cellulare in milioni (Fonte: Osservatorio IoT Politecnico di Milano)

    I quattro piani del palazzo, prosegue Pescino, «saranno divisi in altrettante aree. Uno sarà dedicato alla nuove sede di Softjam, che è in espansione. Un altro piano avrà lo spazio per il co-working e per lo sviluppo di startup dedicate al machine learning e al cloud. Puntiamo, infatti, solo su quel tipo di approccio perché vorremmo che sul territorio si creassero aziende del settore». Poi ci sarà il piano dedicato al pubblico, dove si organizzeranno eventi, con workshop e momenti di formazione anche per gli studenti. Infine vi sarà il piano dell’incontro: ospiterà una caffetteria e spazi per scambiarsi idee, con divanetti e creative corner. «Per noi, infatti la contaminazione delle idee è importante. E sta alla base anche del machine learning, con macchine che assorbono informazioni da flussi di dati, fanno valutazioni e sono in grado di imparare dai propri errori». In quest’ottica le macchine che governano l’edificio «possono, ad esempio, spegnere o accendere automaticamente le luci e alzare o diminuire il riscaldamento, a seconda delle esigenze di chi lo abita o di risparmio energetico».

    La concessione stessa data dal Comune, peraltro, prevede che l’incubatore creato in via Cembrano sia rivolto a startup innovative, focalizzato sui temi del cognitive computing e del machine learning; che ci sia uno spazio di co-working e venga sviluppata una piattaforma digitale per favorire l’incontro tra il mondo della ricerca e quello delle aziende.

    La trasformazione digitale e il cloud computing, ragiona Pescino, stanno generando «una carenza di talenti e competenze specifiche: esistono studi della Commissione europea che stimano, nella sola Europa, uno skill gap di risorse pari alle 960 mila unità». Per contro, si assiste alla «creazione di un’economia non convenzionale basata su startup e sharing economy, fondate su tecnologia digitale di ultima generazione». Di qui la necessità «di fornire un supporto alle aziende che intendono cimentarsi in un settore dall’alto potenziale”.

    Il palazzo sarà operativo, aggiunge Pescino, «nel marzo 2017. Per Softjam questo progetto è un investimento (di 1,7 milioni in quattro anni, ndr) per sostenere la crescita della società, che attualmente conta circa 130 occupati (per lo più ingegneri ma anche diplomati d’istituti tecnici ed esperti di marketing, ndr) e un fatturato stimato di 10,7 milioni di euro a fine 2016. Siamo inoltre in cerca di personale: abbiamo 20 posizioni aperte e qualche difficoltà a coprirle perché ci sono poche persone in Italia che hanno competenza nel cloud computing».

    L’azienda ha diversi partner tecnologici ma Microsoft, in particolare, interverrà a fianco di Softjam per arricchire il progetto di innovation hub, fornendo la tecnologia e programmi ad hoc per le startup e la parte di formazione post laurea.

    «L’Italia – chiarisce Fabio Santini, direttore innovazione e sviluppo di Microsoft Italia - si distingue, da sempre, per creatività e imprenditorialità, ma spesso mancano le skill digitali ed è fondamentale contribuire alla diffusione di queste competenze e aiutare i giovani a tradurre le proprie idee in progetti concreti. Non basta promuovere la creazione di startup, occorre supportarle nel proprio percorso di affermazione. L’incubatore genovese intende proprio offrire formazione e generare occasioni di networking, per permettere a queste realtà di crescere in una prospettiva di lungo termine».

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