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Franchising, più opportunità all’estero

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internazionalizzazione

Franchising, più opportunità all’estero

Una crescita a due cifre (+10%) nelle aperture di punti vendita all’estero nel 2016. È questa la nuova frontiera delle reti italiane del franchising che sempre più giocano la carta dell’internazionalizzazione. Una scelta quasi obbligata alla luce dell’aumento delle vendite in Italia registrata nel secondo trimestre: un pugno di decimali, 0,8% per la precisione rispetto lo stesso periodo del 2015. Un risultato che acquista peso in un anno all’insegna della deflazione.

Nel lungo periodo invece gli acquisti delle famiglie italiane nelle catene del franchising hanno messo a segno un +4% nell’arco degli ultimi sette anni mentre il giro d’affari del 2015 è stato di 23,3 miliardi (+0,4% sul 2014) dove il food ha un peso preponderante e precede la moda, i fast food e l’intimo. Un mercato che fatica a ritrovare il giusto ritmo mentre le insegne accelerano nella creazione di nuovi punti vendita all’estero. Perché nel nostro paese alcuni settori mercelogici stanno raggiungendo alla saturazione e la marginalità dei retailer cala.

COMPARTO IN CRESCITA
(Fonte: Assofranchising, Confimprese, EY)

Nell’ultimo quinquennio il ritorno sul capitale investito si è quasi dimezzato mentre quello sulle vendite si aggira intorno all’1 per cento. Così l’internazionalizzazione insieme all’ecommerce rappresentano delle opportunità di sviluppo delle insegne italiane. Sono questi alcuni dei temi che domani verranno affrontata in occasione del primo Retail summit «Italian style, i modelli vincenti» organizzato da Confimprese con il Gruppo Food, in cui si farà il punto sullo sviluppo del settore. Nel corso della giornata verrà presentata anche una ricerca di Ey da cui emerge come all’estero i settori del franchising più performanti sono quelli del food, della moda, l’ottica e l’arredo mentre i nuovi mercati su cui fare rotta sono quelli dei paesi emergenti soprattutto asiatici mentre molte insegne sono riuscite a ben radicarsi nel Nord Europa e Nord America.

«Lo scorso anno erano quasi 8.200 i punti vendita all’estero di reti italiane e a fine 2016 dovrebbero aumentare del 10% mentre il numero delle reti supererà le 170 dalle 164 del 2015» sottolinea Italo Bussoli, presidente di Assofranchising. Verso quali mercati ora guardano i network tricolori? «Generalmente puntano a mercati non molto maturi come quelli dell’Est Europa, del Medio e dell’Estremo oriente - continua Bussoli -. Vengono prima aperti dei punti vendita diretti e successivamente si cerca il master franchise, partner locale che svilupperà la rete commerciale nel paese».

Altre opportunità arrivano dal digitale con l’omnicanalità, l’integrazione tra online e offline e tra store fisico e digitale. Il tutto per sospingere i brand italiani verso i nuovi clienti. «Il franchising è un vettore che porta quello che si può considerare il terzo brand più noto al mondo ai consumatori stranieri - ricorda Mario Resca, presidente di Confimprese -. Così si sostiene la forza marchio e si raggiungono nuovi mercati affamati di prodotti italiani, dalla moda all’agroalimentare. Quest’anno le aziende associate apriranno 465 punti vendita con una crescita del 35% sull’anno precedente».

COMPARTO IN CRESCITA
(Fonte: Assofranchising, Confimprese, EY)

«Molti retailer con il franchising hanno intrapreso la via dell’internazionalizzazione riuscendo ad ottenere tassi di crescita importanti grazie alla domanda di prodotti, frutto dello stile e della creatività “made in Italy” - conferma Donato Iacovone, ad di Ey in Italia -. Ora la sfida per queste aziende del retail è presidiare i mercati esteri con un approccio omnicanale, assecondando l’evoluzione dei gusti dei nuovi consumatori, quasi sempre giovani, nativi digitali ed esigenti. In questo senso un aiuto può arrivare dalle piattaforme di ecommerce, ad oggi il principale veicolo di vendita nel mondo dei nostri prodotti»

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