Il piano che il Governo sta mettendo a punto su Industria 4.0, i cui contenuti - che verranno ufficializzati nella seconda metà di settembre - sono stati presentati anche recentemente a Cernobbio dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, poggia su driver di sviluppo specifici. Non solo gli sgravi fiscali per gli investimenti e il sostegno alle imprese - la revisione degli incentivi fiscali, o la proroga del superammortamento al 140% sui beni strumentali acquistati dalle aziende -, ma anche il sostegno alla ricerca attraverso il coinvolgimento delle università.
Nell’ambito di questo intento, il piano intende individuare e finanziare attraverso la Legge finanziaria 2017 alcuni (pochi) centri di ricerca o università in Italia deputati a diventare competence center e, accanto a questi, alcuni digital innovation hub, che possano operare concretamente nel trasferimento tecnologico tra atenei e mondo dell’impresa. A candidarsi a diventare uno di questi competence center è sicuramente il polo nato ieri a Venezia, dalla storica unione di tre atenei: i veneziani Ca’ Foscari e Iuav e l’Università di Padova. Il miglior epilogo dopo il progetto “Univeneto”, che qualche anno fa intendeva realizzare una sorta di università veneta unica, mettendo in rete gli atenei esistenti.
Le tre università daranno vita - la firma ufficiale è prevista fra pochi giorni - al Venice Innovation hub, piattaforma, che troverà spazio nel Parco scientifico e tecnologico Vega, a Marghera (sono stati individuati 12mila metri quadri su tre piani nella torre Hammon), dagli obiettivi ambiziosi: non solo mettere in comunicazione imprese, ricercatori e investitori nell’ottica della realizzazione dell’industria 4.0, non più procrastinabile per la competitività delle imprese, ma anche elaborare strategie per un rinascimento industriale territoriale, dapprima per l’area metropolitana veneziana e in seguito per altre macroaree del Nord Italia.
«Questa partnership tra atenei veneti è di assoluta importanza e novità - commenta il presidente della Piccola Industria di Confindustria Alberto Baban, da sempre sostenitore di un maggior collegamento tra ricerca e impresa e della creazione di piattaforme sull’industry 4.0 -, non solo per quest’area del Pese, caratterizzata da piccole e medie imprese. Mi auguro che questo soggetto possa rappresentare a Nordest uno dei competence center che il piano Industria 4.0 sta elaborando».
Il Vih si focalizzerà sull’innovazione tecnologica e manifattura avanzata (che farà capo all’università di Padova), sull’innovazione strategica e di business (che farà capo a Ca’ Foscari) e sull’innovazione di design (appannaggio dello Iuav). «Abbiamo già iniziato a dislocare al Vega le nostre start up e i nostri spin off - spiega il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi -, favorendo sperimentazioni ma anche vere e proprie linee di produzione industriali».
I primi progetti coinvolgeranno le imprese medio-piccole che hanno più difficoltà ad intraprendere la trasformazione digitale, le imprese consolidate che intendono favorire il loro re-start up, ossia l’innovazione del modello di business, le imprese manifatturiere dapprima di alcuni settori specifici (automazione e meccatronica, alimentare, arredo-casa, moda e abbigliamento, ambiente), ma anche gli investitori industriali, ricercatori e studenti, le altre università del territorio.
I finanziamenti per realizzare il Vih provengono in parte dagli atenei e in parte da investitori privati. Ma ci si aspetta di poter usufruire dei fondi ministeriali: «Questa iniziativa ha un enorme valore - continua il rettore -. Le università hanno unito le forze, si sono coordinate in un progetto concreto; ora è necessaria la risposta delle imprese e il sostegno delle istituzioni». Non solo, continua Bugliesi, «Capitalizzando la visibilità e l’attrattività internazionale di Venezia, il Vih costituirà un centro di eccellenza in grado di attrarre non solo i migliori talenti ma anche finanziamenti esteri».
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