Economia

Ilva, sopralluogo di Jindal a Taranto

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SIDERURGIA

Ilva, sopralluogo di Jindal a Taranto

Dopo la Liguria, Taranto. Prosegue la visita della delegazione di Jindal south west (Jsw) agli impianti italiani dell’Ilva.

Nei giorni scorsi un team tecnico, alla presenza del ceo Sajjan Jindal, ha visitato le strutture di Genova e Novi Ligure. In questi giorni una delegazione formata da una quindicina di persone tra tecnici e manager ha raggiunto invece gli impianti di Taranto, per una visita che durerà fino alla fine della settimana. Jindal ha recentemente presentato una manifestazione di interesse per entrare nel capitale di AcciaItalia, la newco partecipata da Arvedi, DelFin e Cdp, interessata a rilevare gli asset del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria.

Le persone che hanno potuto accompagnare la delegazione indiana nei primi sopralluoghi parlano di una impressione complessivamente soddisfacente alla vista dello stato degli impianti del gruppo siderurgico italiano. Jindal aveva già precedentemente condotto una due diligence approfondita sull’Ilva, durante la gara del 2014, accedendo anche alla data room. In queste ore i tecnici indiani stanno soprattutto cercando di valutare quali e quanti investimenti produttivi e ambientali devono essere eventualmente programmati sul sito pugliese per centrare gli obiettivi di rilancio industriale e ambientale richiesti dal Governo italiano.

I numeri illustrati dalla terna commissariale di Ilva (composta da Piero Gnudi, Corrado Carrubba, Enrico Laghi) nell’ultima audizione alla Camera mostrano che, anche grazie al buon momento di mercato e alla stabilizzazione dell’assetto produttivo, i conti del gruppo stanno migliorando: la produzione nei primi sei mesi è stata di 2,9 milioni di tonnellate, in ripresa rispetto ai 4,7 milioni dell’intero 2015.

LA PRODUZIONE DELL’ILVA DI TARANTO
Dati in milioni tonnellate. (Fonte Ilva)

Il potenziale produttivo dell’Ilva, in termini di laminazione a caldo e a freddo, resta però di 8-9 milioni di tonnellate. Ferme restando le specifiche del piano industriale presentato da AcciaItalia con l’offerta vincolante depositata lo scorso 30 giugno – che sarà valutato dai commissari solo dopo il via libera al piano ambientale, affidato all’analisi del comitato di esperti di nomina ministeriale nominato lo scorso 18 luglio e atteso entro il 13 novembre – la presenza di un partner come Jindal (conglomerata che nel solo ambito siderurgico ha un potenziale produttivo di 18 milioni di tonnellate annue) permetterebbe importanti sinergie in termini di saturazione fornendo, all’occorrenza, bramme e coils da laminare.

Jindal potrebbe sciogliere le riserve relative alla sua partecipazione ad AcciaItalia nelle prossime settimane, ma non si esclude che possa entrare nell’azionariato (attraverso un aumento di capitale) in una fase avanzata della procedura di cessione degli asset.

Oltre alla compagine partecipata da Arvedi, Cdp e Delfin, è in gara per gli asset Ilva anche la joint venture formata da ArcelorMittal (con una quota dell’85% del sodalizio) e dal gruppo Marcegaglia (che detiene il restante 15 per cento). Il piano industriale studiato dal consorzio, ribattezzato Am Investco Italy, prevede di incrementare l’utilizzo degli impianti portando la produzione annua di acciaio grezzo dagli attuali 4,8 milioni di tonnellate a oltre 6 milioni entro il 2020, mantenendo operativi almeno tre altiforni.

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