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«Piano 4.0 sganciato dal referendum». E spuntano altri 7…

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CALENDA A PADOVA

«Piano 4.0 sganciato dal referendum». E spuntano altri 7 miliardi

«Industria 4.0 è totalmente sganciato dal risultato del referendum. Gli incentivi saranno in Finanziaria e la loro approvazione avverrà a prescindere dal risultato del referendum». Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, rassicura. «Le misure e le agevolazioni sono definite e sono lì per essere usate, a partire dal primo gennaio 2017, questo è un piano che va avanti comunque», ha aggiunto.

Il titolare del Mise lo ha affermato oggi a Padova, nel forum inaugurale del ”Padova Nòva-Open Innovation Day”, evento organizzato da Nòva24 in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, una due giorni di fittissimi appuntamenti in un festival diffuso che abbraccia tutta la città veneta. La manifestazione scientifica, che vede coinvolti ricercatori, accademici, imprenditori, studenti, cittadini e famiglie, è stata l’occasione per presentare nuovamente i punti cardine del piano nazionale Industria 4.0.

Calenda non si stanca di ribadirlo: «Siamo di fronte a una rivoluzione profondissima dell’industria e del lavoro. Il governo abbraccia questa rivoluzione mettendo a disposizione, fra diretti e indiretti, 26 miliardi di incentivi, molto concentrati nel 2017». Di questi 26 miliardi, 13 sono incentivi “automatici” agli investimenti, ovvero entrano in vigore come crediti d’imposta non appena viene effettuato un investimento.

Il piano segue tre linee: i superammortamenti, gli iperammortamenti e i rafforzamenti del credito alla ricerca e innovazione. Inoltre, il piano nazionale rafforza il fondo centrale di garanzia fino ad una copertura dell’80%, circa un ammontare fra i 22 e i 25 miliardi di credito alle pmi che investono.

Calenda: 13 miliardi di incentivi agli investimenti dal 2017

Non solo: Calenda, parlando a Padova, ha aggiunto un tassello importante: l’intenzione di utilizzare in favore del piano 4.0, in aggiunta al budget già definito, circa 7 miliardi di fondi “perenti” del Mise, fondi cioè che erano destinati a progetti pregressi ma che non sono stati mai utilizzati, alcuni dei quali risalgono addirittura agli anni Settanta. «Sto cercando di sbloccare questi fondi cosiddetti “perenti” – ha spiegato il ministro -. Non è facile perché ci sono dei contenziosi in atto, ma se fossero disponibili si tratterebbe di circa 7 miliardi di euro».

A Padova molto si è parlato del trasferimento tecnologico e dello sviluppo di nuove competenze. Solo pochi giorni fa, sulla spinta di Confindustria Veneto e di tutto il mondo associativo e istituzionale del Triveneto, il Nordest è stato annesso all’elenco di centri scientifici (con capofila una università) che andranno a formare i Competence center, individuabili grazie a specializzazioni preesistenti o potenziate, i quali riceveranno un primo finanziamento complessivo di 100 milioni di euro. «Saranno pochi e selezionati – ha spiegato Calenda –; facciamo leva sulle università che già hanno espresso eccellenze e poi faremo capire alle imprese che, in base alle loro esigenze, avranno a disposizione competenze specifiche, differenziate per ogni competence center. Questo è un approccio che permette all’intero Paese di far sistema».

Proprio in quest’ambito, stamattina i rettori delle nove università dell’area hanno firmato un memorandum di intesa per la costituzione del Competence Center, con capofila l’Università di Padova, partendo dal progetto di visione Venice Innovation Hub for Re-startup Manufacturing che individua il Parco Scientifico Tecnologico di Venezia come primo centro d’insediamento delle attività per estendersi in fase successive ad altri poli infrastrutturali a Padova e Verona.

«Noi siamo già pronti, abbiamo progetti in essere e lavoreremo con gli altri atenei per presentare già entro la fine dell’anno un piano che faccia emergere nelle nostre specificità», ha commentato il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto. «Il Nordest ha risposto dando prova di saper fare massa critica e di proporsi interlocutore imprescindibile per il rilancio dell’industria italiana – ha aggiunto Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Vemeto -, grazie alla sua profonda tradizione manifatturiera, al vasto potenziale nel campo del digital manufacturing e all’eccellenza delle sue università. Grazie alla messa in rete fra le università e i loro dipartimenti tecnologici, scientifici ed economici, il Competence Center potrà essere l’embrione della scuola politecnica la cui realizzazione le industrie del territorio hanno sempre auspicato».

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