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Testamento Caprotti: nel futuro di Esselunga c’è l’olandese Ahold

L’olandese Ahold è la società scelta da Bernardo Caprotti per acquisire Esselunga. Lo dice chiaramente nel testamento. E non lascia dubbi quando scrive che «Esselunga è troppo pesante condurla e, pesantissimo possederla». Ahold lo scorso luglio ha completato la fusione con il gruppo belga Delhaize dando vita a un colosso globale. L'obiettivo di Caprotti è che l'azienda continui a vivere e si sottragga Esselunga alle mire di Coop, odiato competitor. E anche alla spagnola Mercadona. L'auspicio dell'ex patron non tiene conto dei problemi di Antitrust che sorgerebbero, in particolare in Lombardia, Toscana ed Emilia, qualora davvero Coop volesse acquistare Esselunga.

«L'azienda - si legge nel documento di 13 pagine steso il 9 ottobre 2014 - è diventata attrattiva. Però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo possederla, questo Paese cattolico non tollera il successo». «Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale», prosegue Caprotti, promuovendo eventuali partner olandesi, bocciando invece gli spagnoli. «Ahold sarebbe ideale - scrive appunto il patron di Esselunga - Mercadona no». «Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo - sono le ultime parole del testamento di Caprotti - non deve succedere». Ahold è un gruppo della grande distribuzione
con base in Olanda convolato questa estate a nozze con la belga Delhaize per dar vita a un colosso presente in 22 Paesi (non in Italia, mentre è molto forte negli Stati Uniti) e un fatturato quasi 10 volte superiore a quello di Esselunga. «Non commentiamo ipotesi di fusioni e acquisizioni», è la risposta dal quartier generale di Amsterdam su un eventuale
interesse a entrare in Italia passando per Esselunga (7,3 miliardi di fatturato e 22mila dipendenti).

In passato c'erano state voci su un negoziato con gli olandesi di Ahold ma poi cessarono. Probabilmente per una mancata intesa sul prezzo.
Alla fine è chiaro che il vecchio imprenditore riteneva che nessuno degli eredi giovani, i tre figli, fosse in grado di guidare l'azienda. La conclusione è che il gruppo Esselunga, gioiello della grande distribuzione italiana, sarà ceduto. E per realizzare questo i due eredi universali, la moglie Giuliana e la figlia Marina, hanno ricevuto, in via congiunta, circa il 70% delle quote della holding Supermarkets Italiani: sono in grado cioè di far passare in assemblea straordinaria la cessione di Esselunga. Con tanti saluti a Giuseppe e Violetta che dispongono solo del 30 per cento. Nel testamento Caprotti auspica che la divisione del patrimonio «faccia stare tutti i membri nel proprio ambito. Senza situazioni dilanianti per le aziende». Quindi per maggiore chiarezza scrive: «Famiglia non ci sarà. Ma almeno non ci saranno le lotte. O saranno inutili, le aziende non saranno dilaniate».

Il testamento punto per punto
Nel testamento, al di là della legittima, Bernardo Caprotti elenca meticolosamente i beni donati (o i mezzi per acquisirli) in vita: a Giuseppe l'appartamento sul golf di Monticello e Cassina Rizzardi (Como); l'appartamento di Verbier (nel Valais, Svizzera); la villa di famiglia di Albiate (in Brianza) con alcuni mobili ed arredi di gran pregio, con le sue pertinenze, il suo parco e i terreni agricoli per circa 20 ettari; la biblioteca del bisnonno Giuseppe Caprotti; l'archivio di famiglia; vari dipinti tra cui una natura morta di De Chirico.
Alla figlia Violetta, l'imprenditore ha donato la casa di via Bigli, a Milano, e quella di New York; il castello svizzero di Bursinel sul lago di Ginevra con tutti gli arredi e 45 ettari di terreni; l'olio di Zandomeneghi “Donan alla finestra”.
Alla moglie Giuliana l'appartamento sul golf di Monticello e la metà della casa di Skiatos; una tenuta nel Monferrato; il dipinto “le rose bianche” di Fantin-Latour.
Alla figlia Marina, l'altra metà della casa di Skiatos e 8 milioni come contributo per l'acquisto di un appartamento a Londra; un terreno nel sud della Corsica; vari dipinti tra cui un pastello di Zandomeneghi.
A Giuliana e Marina sono destinati tutti i mobili, quadri, libri e suppellettili di Caprotti.

Le altre donazioni
Caprotti ha disposto una donazione di opere d'arte per i nipoti Tommaso, Margherita e Giovanni. Un lascito di 2 milioni per il ragionier Cesare Redaelli e la metà del patrimonio liquido sui conti correnti e dossier titoli alla segretaria di direzione Germana Chiodi. Un milione al consulente ed esecutore testamentario Stefano Tronconi.


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