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Diventa operativo il tecnopolo di Parma

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innovazione

Diventa operativo il tecnopolo di Parma

Con l’inaugurazione di ieri del Tecnopolo di Parma la rete infrastrutturale per la ricerca industriale della via Emilia prende quasi completamente forma. Un progetto all’avanguardia, quello avviato nel 2008 dalla Regione per portare laboratori hi-tech e centri d’innovazione sul territorio, fin dentro le fabbriche, che supererà in valore i 300 milioni di euro di investimenti tra edilizia, attrezzature e contratti di ricerca, una volta completato.

Si contava inizialmente di terminare entro il 2013 la rete dei 10 tecnopoli distribuiti nelle nove province. Ma per il taglio del nastro del grande hub centrale di Bologna, nell’ex Manifattura Tabacchi (56 milioni di euro di finanziamento per i primi due lotti, i cui lavori dovrebbero essere affidati entro dicembre) bisognerà aspettare almeno il 2018.

Intanto da ieri è pienamente operativo, all’interno dei 77 ettari di campus universitario, il nuovo Tecnopolo ducale: un investimento da 6,9 milioni di euro, di cui 2 messi dall’ateneo e il resto dalla Regione, per 3.800 mq su tre piani, fra i tre centri interdipartimentali per la ricerca applicata (specializzati in tecnologie per il food e il pharma) e i primi Temporary lab (gli spazi per accogliere la ricerca delle aziende, si parte con Elettric80 e Vislab Ambarella).

«Il tecnopolo è un ingrediente fondamentale della nostra ricetta Mastercampus – afferma il rettore Loris Borghi – che farà del nostro parco universitario il luogo d’elezione per la cooperazione tra università e aziende sul fronte formazione e ricerca, in particolare sul food. Il secondo ingrediente è Innohub, una struttura che sorgerà a poca distanza dal tecnopolo e dove faremo spazio a circa 45 imprese, anche queste prevalentemente agroindustriali, per aprire i laboratori aziendali alle contaminazioni con i nostri ricercatori e docenti. Un progetto da altri 63 milioni». Terzo ingrediente per trasformare il campus ducale nel cardine italiano della sperimentazione agroalimentare è la Scuola internazionale di alta formazione su alimenti e nutrizione, presentata lo scorso 5 ottobre alla cittadinanza e ieri all’Unione parmense degli industriali. Un progetto da quasi 9 milioni di euro per gemmare dall’attuale dipartimento di Scienze degli alimenti nuovi laboratori e aule, sostenuto dall’associazione “Parma io ci sto!”, che lo cofinanzierà al 50% assieme all’ateneo (Barilla ha già messo a disposizione 2 milioni ; Chiesi 750mila euro; Fondazione Cariparma 250mila euro). «Una sinergia pubblico-privata che è il punto di svolta per l’economia della conoscenza sui territori – aggiunge il rettore – e che prenderà forma qui a Parma anche in un ulteriore progetto, una Academy per il food». Un pullulare di iniziative sotto l’ombrello dalla leadership agroindustriale della valle ducale, con le sue 1.800 imprese, i 23mila addetti e più di 10 miliardi di euro di fatturato (di cui 2,8 miliardi di export, pari al 44% dell’export provinciale) tra alimentare e impiantistica.

«Innovazione e ricerca sono le direttrici principali delle politiche di sviluppo regionale –ribadisce il presidente Stefano Bonaccini –. Politiche anticicliche fatte di cospicui investimenti pubblici, a partire proprio dagli oltre 240 milioni di euro già stanziati, di cui 141 regionali, per la rete dei 10 tecnopoli, dove sono attivi 37 laboratori di ricerca industriale e 1.600 ricercatori, di cui 560 giovani neoassunti. Il tecnopolo di Parma è esempio di quell’innovazione insieme economica, sociale e tecnologica che vogliamo sempre più identifichi il nostro territorio a livello internazionale». Il 22 ottobre sarà invece il turno di Piacenza, dove sarà inaugurato il secondo laboratorio (per l’energia) del locale tecnopolo.

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