Economia

«Milano guida per la crescita del Paese»

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L’ASSEMBLEA ASSOLOMBARDA

«Milano guida per la crescita del Paese»

Innovare, rafforzare i nostri elementi di forza per puntare all’eccellenza mondiale, sfruttare le punte avanzate del Paese come motore dello sviluppo.

In sintesi - spiega Gianfelice Rocca - «l’Italia riparte da noi: facciamo volare Milano e faremo volare l’Italia».

Un’area, spiega il presidente di Assolombarda-Confindustria Milano Monza e Brianza, nel suo intervento all’assemblea annuale, che in un raggio di 60 km concentra il 25% dell’export e della manifattura nazionale, «luogo straordinario, in cui si incrociano capitale economico, estetico, scientifico e sociale». Città che in questi anni, guardando ad esempio ai dati di export, produttività e tasso di innovazione, ha saputo stupire. Numeri in crescita, e che tuttavia vedono miglioramenti a tassi ancora superiori per i nostri concorrenti più temibili.

Occorrono dunque sforzi aggiuntivi, tenendo conto del fatto che «Milano da sola non può fare miracoli: occorre che anche il resto d’Italia faccia la sua parte». Nella convinzione, tuttavia, che affinché l’Italia possa ritrovare la strada di una crescita robusta occorre uno slancio eccezionale di alcune aree del paese, che possano fungere da locomotive. Cruciale, per Rocca, è l’investimento in know-how e conoscenza, vero elemento identitario e differenziale che può rappresentare la via milanese, lombarda e italiana allo sviluppo. Edificio di cui Human Technopole rappresenta un elemento portante, «la grande eredità di Expo per gli anni a venire».

Rocca apprezza l’azione del Governo in tal senso e l’impegno assunto nel Patto per Milano, con Human Technopole ormai avviato nella giusta direzione («abbiamo scollinato - spiega - ora si tratta di curare l’esecuzione dei tempi»), ma nei confronti dell’Esecutivo il plauso alla strategia di riforme è più ampio, in particolare «sui provvedimenti improntati a visioni di lungo periodo, che cercano di cambiare i paradigmi di decenni». Bene il Jobs Act, la Buona Scuola, la riorganizzazione delle competenze di interesse strategico. Ma soprattutto la riforma istituzionale, dove viene apprezzato il superamento del bicameralismo perfetto, su cui però pesa l’esito del referendum. «Percepisco una diffusa preoccupazione internazionale - spiega Rocca - e vedo anche un parziale blocco degli investimenti, in attesa di capire». Nessuno scenario catastrofico in arrivo, «non c’è mai l’ultimo giorno della storia», anche grazie al fatto che esistono forze in Italia in grado di recuperare anche una situazione non positiva. «Ma è sicuramente un passaggio - aggiunge - che implicherà un periodo di grande incertezza». Apprezzato è anche il riordino delle competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni, anche se «occorre ridefinire con coraggio in quali settori si possa esplicare il nuovo ruolo delle autonomie», per evitare «autonomie sfiduciate, a costi raddoppiati ed efficienza dimezzata». Autonomia da garantire ad esempio alle università, incentivando eccellenza e competizione con meccanismi simili a quelli utilizzati in Germania.

Milano riafferma dunque il proprio ruolo come locomotiva del Paese, puntando in particolare sullo sviluppo di quattro assi: scienze della vita, sostenibilità green, industria creativa e design, Industria 4.0. Che rappresenta «l’ultima chiamata per fermare la deindustrializzazione italiana». Tecnologie da sviluppare puntando su «pochi centri di competenza», perché «gli aiuti a pioggia rappresentano invece il nostro limite».

Know-how e spinta alla ricerca che da Brexit potrebbero trarre qualche beneficio, con la candidatura di Milano a sede dell’Agenzia europea per i medicinali in corsa con «un 30% di possibilità di successo», tenendo conto della grande concorrenza tra Paesi.

Europa che resta il punto fermo di ogni strategia, sistema da non accettare in modo acritico, intervenendo ad esempio per accrescere il peso dell’Italia a tutti i livelli, limitando l’impostazione «nordica» di accordi e regolamenti e applicando le regole di Bruxelles «anche agli eccessi di surplus, come in Germania». Nodi da affrontare, tuttavia, nella consapevolezza che «non vi è spazio per un ritorno a economie nazionali separate: se l’Europa si frantuma saremo tutti più deboli, come imprese e come cittadini».

«In questi anni - conclude Rocca, arrivato alla sua ultima assemblea all’interno del mandato quadriennale - abbiamo cominciato da noi stessi, qualificando le nostre strutture, fondendoci con Confindustria Monza e Brianza, accrescendo i servizi per fare di questo eccezionale ecosistema una delle aree più vibranti a livello europeo. Non ci fermiamo, i nostri lavori sono in corso, Milano deve nutrire l’ambizione di essere una delle aree più brillanti del mondo. L’Italia riparte da noi».

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