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Natuzzi non ritira i licenziamenti. È scontro con la Regione Puglia

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Natuzzi non ritira i licenziamenti. È scontro con la Regione Puglia

Guerra di posizione sulla vertenza Natuzzi. L’azienda di Santeramo (Bari) – che nei giorni scorsi ha spedito 355 lettere di licenziamento di operai in esubero strutturale collocati in cig a zero fino a sabato 15 ottobre, giorno di scadenza dell’indennità – non cambia posizione. Non ritira i licenziamenti – come gli hanno chiesto ministero dello Sviluppo economico, regione Puglia ed organizzazioni sindacali – e non parteciperà, a meno di decisioni contrarie dell’ultimo minuto, al vertice convocato per lunedì a Bari dalla task force regionale per l’Occupazione come tentativo, in extremis, di convincere il re dei salotti a tornare sui suoi passi.

Dunque la disponibilità della Regione Puglia, a sospensione dei licenziamenti intervenuta, ad allungare la cig di altri tre mesi e del Mise ad estenderla fino a 12 mesi, disponibilità ribadita durante il vertice romano del 13 ottobre, non ha spostato la posizione di Natuzzi. Ritirare i licenziamenti degli operai del sito di Ginosa e presentare un piano industriale alternativo (a “esuberi zero”) che preveda il riassorbimento di tutti i collaboratori, sono richieste non ricevibili perché – scrive il gruppo – «fuori dagli accordi sindacali e istituzionali sin qui siglati».

Ovvero un ultimo periodo di 12 mesi di cig per cessazione delle attività di Ginosa, non rinnovabile. Quegli accordi avevano il compito anche di sancire la volontà delle parti di porre fine a un decennio di cassintegrazione che, pur avendo sostenuto il reddito dei collaboratori, non ha visto il realizzarsi delle condizioni per un loro rientro nelle attività produttive. Anzi, scrive Pasquale Natuzzi: «si è ritorto contro le stesse aziende che vi fanno ricorso: è di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo blitz della guardia di Finanza che ha scoperto ben 191 lavoratori in nero sul territorio pugliese, molti dei quali in cig e operanti nel settore del mobile imbottito».

Anche questo fenomeno, denunciato da anni da Natuzzi, può spiegare il no deciso ad altra cig, insieme alla conferma di costituire una new.co. per svolgere nel sito di Ginosa il taglio del poliuretano e riassorbire così altri 100 dei 355 esuberi intanto scesi a 300 perchè, in 55, hanno deciso di dimettersi e accettare gli incentivi da 60mila euro disposti dal gruppo. Insomma qualunque ulteriore periodo di cig non risolve–dice Natuzzi – i problemi strutturali legati alla non ricollocazione dei collaboratori e allungherebbe solo i tempi di un vero rilancio dell’economia del territorio che non può più basarsi su cig e sommerso.

In questa guerra di posizione anche la Regione Puglia, e il suo assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone, tengono il punto. Sul metodo («Non si è mai visto che prima di un incontro al Ministero per una vertenza di lavoro una delle parti si sieda dopo aver avviato i licenziamenti in piena notte. Ci si presenta in questo modo?») e di merito. «C’è in ballo un investimento del Ministero. Siamo pronti a collaborare, a dialogare – dice Capone – ma avevamo concordato altri tre mesi di cig. Dobbiamo capire allora questa accelerazione.Noi confermiamo il dialogo, ma prima Natuzzi deve ritirare i licenziamenti».

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