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Balzo del 6% per la componentistica auto

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Balzo del 6% per la componentistica auto

(Afp)
(Afp)

Un settore «resiliente», cresciuto di quasi il 6% nel 2015 e ancora in fase espansiva nel corso del 2016. È la fotografia delineata dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana nel rapporto realizzato dalla Camera di commercio di Torino, da Anfia e dal Cami (Center for Automotive & Mobility Innovation) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con la Cdc di Modena.

Duemila imprese, 700 delle quali in Piemonte, oltre 136mila addetti e un fatturato, per la filiera auto in senso stretto, che arriva a 38,8 miliardi, 15 dei quali realizzati da imprese del Piemonte.

COMPONENTISTICA AUTOMOTIVE ITALIANA
Fatturato in milioni di euro

L’Osservatorio, dunque, approfondisce l’analisi in un comparto, l’automotive, che, nel suo insieme da mesi fa da driver per la produzione industriale. Un pezzo di manifattura Made in Italy, come la descrive Vincenzo Ilotte, presidente della Cdc di Torino, «che cresce con numeri quasi da economia cinese, indicatori che non siamo abituati a vedere in altri settori», e che ha dimostrato in questi anni, come spiega Giuseppe Barile, presidente dei componentisti Anfia, «capacità di resistere e dinamicità». «La componentistica si è rivelata uno dei settori più vivaci della filiera automotive italiana – aggiunge –, ha raggiunto e superato i livelli di fatturato pre-crisi, dopo anni di tenuta nonostante la contrazione del mercato nazionale dell’auto, dal 2008 al 2013, e livelli di produzione di autovetture scesi sotto la soglia critica delle 400mila unità all’anno».

Le aziende della filiera hanno spinto l’acceleratore sulla diversificazione, hanno ampliato il portafoglio clienti e stanno consolidando la quota di produzioni destinate ai comparti più performanti dell’auto, sportive e suv. Una espansione indotta dalla ripresa dei volumi produttivi di auto in Italia , che ha rinsaldato i legami tra componentisti e Fiat Chrysler (si veda l’articolo a lato) e dal buon andamento dell’export, cresciuto superando in valore il 2007, l’ultimo anno prima della crisi iniziata nel 2008-2009. La percentuale di aziende esportatrici è salita dal 72 al 75% – all’81% in Piemonte – con una quota di fatturato sui mercati esteri del 40%, del 45% per le aziende piemontesi.

La fase espansiva, con migliori performance per le aziende di ingegneria e design e per gli specialisti, trova conferma nelle previsioni delle imprese, ottimiste nell’80% dei casi secondo la rilevazione dell’Osservatorio, con un saldo positivo di 60 punti rispetto ai pessimisti. La filiera auto del Piemonte, in particolare, cresce meglio della media, del 6,6%, «e la regione – aggiunge Ilotte – si conferma leader del settore in Italia, con una presenza più significativa che altrove di aziende che si occupano di ingegneria e design, vero e proprio unicum del distretto».

Sullo sfondo, la crescita mondiale della produzione di autoveicoli – metà dei quali fatti in Asia –, il record produttivo dell’area Nafta, la ripresa delle produzioni europee, sebbene ancora sotto i volumi pre-crisi. L’Europa resta il bacino naturale per la componentistica italiana: Germania, Francia e Polonia rappresentano l’80% dell’export. Per i componentisti italiani, dunque, conta che l’Europa resti centrale sul fronte della produzione di autoveicoli, se non per quantità, per qualità.

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