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Expo chiede garanzie al governo

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il futuro dell’area

Expo chiede garanzie al governo

(Fotogramma)
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La lettera è partita ieri per Palazzo Chigi. I toni sono pacati ma fermi. Perché il fatto di aver tolto all’ultimo momento – dal testo della legge di Bilancio presentato alla Camera sabato scorso – la norma che definiva i dettagli per la messa in liquidazione della società Expo 2015 e stanziava i fondi per le operazioni annesse, si traduce non solo nella mancata assegnazione di 9,4 milioni, ma soprattutto in una non approvazione di fatto del progetto di liquidazione, che pure era stato concordato a fine luglio dal Collegio liquidatore con il benestare del ministero dell’Economia e delle finanze.

Per questo ieri il commissario delegato di Expo 2015 spa, Gianni Confalonieri, ha scritto al Governo per chiedere il reinserimento della norma esclusa (ma fino a venerdì inserita all’articolo 81), in quanto «norma dovuta e concordata con il governo, senza la quale la società, in liquidazione, non potrà più operare».

Si tratta di soli 9,4 milioni in cinque anni, eppure la loro assenza – unita alla mancata semplificazione della governance, con la nomina di un Commissario straordinario per la liquidazione – renderebbe vano il lavoro fatto in questi mesi e bloccherebbe l’attività ordinaria, tra cui «i pagamenti riferiti alle transazioni in essere, ai fornitori e alle società creditrici»: in tutto, tra i 50 e i 60 milioni. «La società Expo ha un bilancio di competenza solido – spiega Confalonieri – con risorse presenti o a disposizione per compiere la liquidazione, come previsto, entro il 2021, ma probabilmente anche prima».

Expo un anno dopo, tra prospettive e polemiche

Tuttavia, senza la norma che dà il via libera del Governo al progetto di liquidazione, si blocca tutto e lo spettro del fallimento è dietro l’angolo. Nell’immediato Expo spa ha infatti bisogno di circa 10 milioni proprio per avviare le attività ordinarie che consentirebbero da un lato di pagare i fornitori, dall’altra di ricevere le risorse di cui è creditrice (circa 75 milioni da Arexpo, la società che gestisce i terreni dell’Esposizione, di cui 50 antro fine anno), oltre a 28 milioni di anticipo sull’Iva da parte del Governo stesso. Il progetto di liquidazione, presentato lo scorso 28 luglio dal Collegio dei liquidatori e concordato con il Mef, prevede, oltre alle risorse governative, anche contributi da parte di Comune di Milano, Regione Lombardia, Città Metropolitana e Camera di Commercio di Milano, per un totale di circa 23,7 milioni di euro.

L’esclusione, a sorpresa, della norma ha sollevato nei giorni scorsi reazioni e critiche anche da parte dei soggetti impegnati nello sviluppo dell’area che ha ospitato l’Esposizione universale. Tra queste, la Regione Lombardia, con il presidente Maroni che ha accusato il Governo di occuparsi soltanto dello Human Technopole e non del progetto complessivo del dopo-Expo. Il testo della legge di Bilancio presentato alla Camera contiene infatti la norma che dà vita alla Fondazione Human Technopole e stanzia le risorse necessarie fino al 2023. Mancano invece, oltre alla norma sulla liquidazione in Arexpo, anche gli 8 milioni (anch’essi inizialmente inseriti nell’articolo 81) destinati al Campus della Statale. Da qui la reazione dell’ateneo che, come dichiarato in una nota ufficiale diffusa domenica, in assenza di un cofinanziamento al progetto, «non potrà che ritirare la manifestazione di interesse avanzata alla società Arexpo». Il progetto del Campus necessita infatti di fondi per 350-380 milioni, che la Statale può coprire solo fino a due terzi.

Su entrambi i fronti è intervenuto il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, assicurando che «l’impegno del Governo continua» e insieme alle risorse per il Tecnopolo l’Esecutivo garantirà anche quelle per la liquidazione di Expo e quelle per contribuire al progetto della Statale. Per quest’ultimo, afferma Martina, ci saranno risorse aggiuntive dalla programmazione dei fondi europei di coesione e sviluppo.

Per quanto riguarda la liquidazione Expo, si ipotizza un reinserimento della norma in un maxiemendamento alla Manovra, oppure in un emendamento al decreto fiscale già in Parlamento. In caso contrario – scrive il commissario Expo al Governo – «né il sottoscritto né il collegio dei liquidatori saremmo più nelle condizioni di svolgere il nostro compito».

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