Economia

La Reggia del Carditello sarà un polo per la ricerca

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RECUPERO DEL PATRIMONIO

La Reggia del Carditello sarà un polo per la ricerca

Un presidio di legalità contro le ecomafie, una delle possibili sedi di attività del Csm, ma anche un centro multifunzionale di ricerca e formazione che recuperi l’originaria vocazione agricola ed equestre, grazie anche ad accordi con le Università. Tutto ciò potrà diventare il Real Sito Borbonico di Carditello, un gioiello dell’architettura neoclassica, che sorge tra le campagne della pianura casertana, vicino a numerose discariche usate durante l’emergenza rifiuti.

Per anni dimenticata e abbandonata al degrado tanto da finire addirittura all’asta, finalmente la Reggia di Carditello esce dall'oblio: completato il restauro esterno con 3 milioni tratti dal Programma Operativo Interregionale “Attrattori culturali, naturali e turismo”(Poin) finanziato all’80% dai fondi strutturali europei, la Reggia è stata aperta alla presenza dei ministri dei Beni Culturali, Dario Franceschini, e dell’Agricoltura, Maurizio Martina.

«I lavori di restauro della facciata sono finiti e ora inizieranno quelli delle stanze interne – dice Luigi Nicolais presidente della Fondazione per Carditello ed ex presidente del Cnr– speriamo di riaprire presto tutta la struttura al pubblico. Di certo per il rilancio useremo un approccio multidisciplinare, nel senso che sarà utilizzato per la convegnistica ma sarà soprattutto un centro per la ricerca, lo sviluppo e la formazione nel campo agroalimentare e delle specie vegetali autoctone. Qui è stata prodotta la prima mozzarella e sono state allevate dai Borbone le migliori razze equine».

Appoggio totale a Nicolais dal ministro Franceschini: «La Reggia di Carditello ce la farà a rilanciarsi e diventerà n grande attrattore internazionale. Le risorse per il restauro ci sono, e ci sono anche quelle per la destinazione della Reggia quando sarà decisa dalla fondazione – assicura Franceschini – credo che debba riavere quella destinazione che aveva al tempo dei Borbone, puntando magari sul cavallo Persano. Penso anche a un centro nazionale per l’equitazione. Ma sarà la fondazione a decidere».

Di sicuro, ha aggiunto il ministro Martina, «l’agricoltura avrà un ruolo centrale nel rilancio».

Intanto anche i rettori della Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi, e della Seconda Università degli Studi di Napoli, Giuseppe Paolisso, hanno firmato un accordo finalizzato a creare percorsi di ricerca e formazione all’interno della Reggia; per lo storico ateneo napoletano i progetti verranno curati dai Dipartimenti di Agraria e Veterinaria, per la Sun dalle Facoltà di Scienze Ambientale e Beni Culturali.

Un’intesa per svolgere attività nel Real Sito verrà siglata anche dal Csm, come annunciato dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «Il binomio legalità-cultura – dice – è molto importante per recuperare un territorio come quello Casertano».

Una storia da rivalutare: il complesso, progettato da Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli, fu destinato da Carlo III di Borbone a casino di caccia e poi trasformato in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l’allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini.

Nel 2011, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - Ufficio Esecuzioni Immobiliari - dispose la vendita all’asta del complesso monumentale al prezzo base di 10 milioni per i debiti accumulati dal Consorzio di Bacino del Basso Volturno che ne era proprietario. Ma, anche a causa del grave degrado dell’area circostante diventata sversatoio di rifiuti, andarono deserte ben undici aste. Nel 2014 è stato firmato un accordo tra la Sga (Società Gestione Attività) che ha acquisito i crediti del Banco di Napoli e il Mibact per la cessione del complesso al ministero.

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