L’industria lombarda rallenta. Nel terzo trimestre del 2016 il dato tendenziale annuo della produzione resta positivo, per il 14esimo periodo consecutivo, ma il progresso è limitato ad appena lo 0,4%, in decisa decelerazione rispetto alla performance della prima parte del 2016. Il segno meno, nell’analisi realizzata da Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia, compare invece rispetto al periodo precedente, un calo dello 0,2% legato principalmente alla stasi del mercato interno.
Domanda nazionale che si presenta debole anche nel confronto annuo, con una crescita degli ordini limitata ad un punto percentuale, fortunatamente compensata da un balzo di quasi sei punti per le commesse estere, miglior dato dell’intero 2016. Se la produzione non brilla, qualche nota più lieta arriva dal lato delle vendite, con la 14esima crescita trimestrale consecutiva per i ricavi aziendali, un progresso del 2,5% attribuito dagli analisti ad una riduzione delle scorte accumulate.
Il clima complessivo indice però una debolezza diffusa, visibile anzitutto nella nuova discesa del tasso di utilizzo della capacità produttiva (74,3%), tornata sui livelli dello scorso anno per effetto in particolare del dato non brillante delle imprese di minori dimensioni.
Frenata che si rispecchia anche nelle indicazioni degli imprenditori: a segnalare una contrazione dell’attività è il 39% del campione, cinque punti in più rispetto alla precedente rilevazione.In termini settoriali ad abbassare le medie sono in particolare pelli e calzature, tessile e alimentare, con buoni risultati raggiunti solo da siderurgia e mobili, mentre il resto dei comparti galleggia intorno alla parità. L’indice generale della produzione resta inchiodato al di sotto di quota 100 (il riferimento è il 2005), con la distanza dal picco pre-crisi oltre i nove punti percentuali. Performance migliore rispetto alla media del paese, inferiore al dato lombardo di ben 15 punti, ma ancora distante dalla media dell’area euro, arrivata a quota 103. Situazione che preoccupa le imprese, che chiedono sorzi aggiuntivi soprattutto per stimolare la domanda nazionale.
«È giusto puntare sull'internazionalizzazione delle nostre imprese, porsi l'obiettivo di conquistare nuovi mercati e crescere dimensionalmente - spiega il presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla - ma alla base di questo vi deve essere un mercato interno forte che garantisca solidità alle aziende senza esporle ai rischi di shock esterni non facilmente gestibili. È quindi fondamentale che il nostro Paese agisca in modo da supportare il mercato interno, usando la leva del credito e la leva fiscale». «Quello che ancora manca - aggiunge il presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio - è una costante ripresa della domanda interna: i primi segnali consistenti da noi rilevati in tale senso a inizio anno sono andati via via sfumando lasciando il ruolo di traino ancora nelle mani dei mercati internazionali.
Per questo motivo è importante mantenere una costante e reale attenzione al monitoraggio del sistema economico regionale, rafforzando comuni strategie di intervento su azioni efficaci per la crescita della competitività del tessuto produttivo lombardo». La frenata dell’industria si traduce in un nuovo arretramento dell’occupazione, un saldo negativo (-0,2%) tra nuovi ingressi e uscite che non si verificava dalla fine del 2014, anche se realizzato in presenza di un ulteriore calo del ricorso alla cassa integrazione, utilizzata ormai solo dall’11,4% delle imprese.
Le stime più aggiornate di Prometeia vedono l’economia lombarda “star” di crescita tra le regioni (insieme all’Emilia-Romagna) sia nel 2016 che nel 2017. Il progresso del Pil è però limitato all’1%, non distante dalla media nazionale. Troppo poco per chi dovrebbe fare da “locomotiva”.
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