Negli ultimi due anni e mezzo ha dato un impulso decisivo per sostenere un settore – quello dell’arredamento – fortemente colpito dalla crisi dei consumi. E le sue potenzialità – come confermano i dati elaborati dal Sole 24 Ore sulla base delle dichiarazioni dei redditi giunte ai Caf Acli – non si sono ancora esaurite. Proprio per questo il bonus mobili (che consente di detrarre dalle tasse il 50% delle spese in arredi acquistati per la casa in occasione di ristrutturazione edilizia) è stato confermato per tutto il 2017 nella legge di Stabilità ora all’esame delle Camere.
Tuttavia, la formula con cui viene riproposto nella Manovra attualmente in discussione appare depotenziata rispetto a quella dell’anno scorso quando, accanto al bonus mobili “tradizionale” era stato aggiunto anche un incentivo per le coppie under 35, slegato da interventi edilizi e con un tetto, sempre spalmato su dieci anni, innalzato da 10mila a 16mila euro. Nel testo della Stabilità 2016 questo nuovo incentivo non viene però prorogato e anche sul “vecchio” bonus si stringono le maglie: nel 2017 sarà possibile infatti chiedere la detrazione soltanto per le ristrutturazioni avvenute nel 2016 e 2017, mentre in passato il bonus valeva anche se i lavori in casa erano stati fatti negli anni precedenti.
Questo indebolimento della misura non è sfuggito agli imprenditori del settore, che tuttavia al momento non sembrano allarmarsi: «Siamo fiduciosi che nelle prossime settimane, attraverso qualche emendamento, il bonus alle giovani coppie sarà reinserito», commenta Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, interpellato dal Sole 24 Ore sulla questione.
La stessa federazione si era del resto spesa molto, negli anni scorsi, per ottenere questo nuovo incentivo. Non è ancora possibile calcolarne l’impatto economico per le aziende produttrici e i rivenditori, ma la sua efficacia potenziale si desume dai dati relativi al “vecchio” bonus che, stando alle dichiarazioni sui redditi del 2013 e 2014 certificati dall’Agenzia delle Entrate, nel primo anno e mezzo della sua applicazione ha incentivato acquisti di mobili per un totale di 1,96 miliardi e, secondo le stime di FederlegnoArredo, ha salvato circa 10mila posti di lavoro.
Gli effetti positivi sono proseguiti anche nel 2015, come si evidenzia dai dati elaborati dal Sole 24 Ore a partire dalle dichiarazioni dei redditi giunte ai Caf Acli (si veda articolo accanto): il numero di beneficiari è cresciuto di un ulteriore 46% rispetto al 2014 e la spesa aggiuntiva nell’anno è stata del 45% circa. Il che potrebbe tradursi (ma si tratta soltanto di una proiezione) in quasi 3 miliardi di acquisti incentivati in due anni e mezzo.
Non a caso, dopo sette anni di crisi durante i quali le aziende di arredo made in Italy sono riuscite a resistere o crescere solo grazie alle esportazioni, nel 2015 le vendite hanno registrato un aumento (+1%) anche sul mercato italiano, crollato di oltre il 40% tra il 2007 e il 2014.
Anche sul fronte della distribuzione, conferma il presidente di Federmobili Mauro Mamoli, il bonus ha permesso di arginare la crisi: tra il 2014 e il 2015 il numero di rivenditori si è assestato a circa 16.500 ragioni sociali ( a cui corrispondono 18mila punti vendita), dopo la contrazione degli anni precedenti (nel 2007 le ragioni sociali erano 18mila e i negozi 21mila).
E il sentiment degli imprenditori è positivo anche per l’anno in corso, grazie anche agli effetti attesi da entrambi i bonus in corso: le stime del Monitor imprese elaborate da FederlegnoArredo evidenziano al primo semestre 2016 un trend positivo sul mercato interno, con un +6,2% per la filiera legno-arredo che sale al +7,2% per le aziende del solo comparto arredamento.
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