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La chimica taglia del 62% le emissioni di gas serra

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La chimica taglia del 62% le emissioni di gas serra

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La raccolta e la produzione di informazioni è costosa, ma ripaga molto. Ha un costo iniziale, ma se affiancata a strumenti informatici può avere un costo decrescente e può appoggiare i processi decisionali. Da qualunque parte si guardi la ricerca di dati, per il Commissario straordinario dell’Inail, il professor Massimo De Felice, non se ne può che ricavare utilità. Come quella del rapporto Responsible Care, arrivato alla sua 22esima edizione. Un grande lavoro spiegano le imprese chimiche coinvolte (165 per l’ultima edizione) visto che richiede la raccolta e l’analisi di molte informazioni su temi che vanno dalla salute e sicurezza, all’impatto ambientale al welfare. Ma anche una preziosa raccolta di dati che permette di capire i passi avanti, le evoluzioni e i miglioramenti in un settore che ha avuto un passato remoto non sempre glorioso e che ancora, forse, fatica a trasferire all’opinione pubblica i passi avanti fatti per la sostenibilità ambientale e per la sicurezza.

Per esempio non molti sanno che dal 1989 ad oggi la chimica ha ridotto del 95% le emissioni inquinanti in atmosfera e di oltre il 75% quelle negli scarichi idrici. O ancora che l’industria chimica in Italia ha ridotto del 62% le emissioni di gas serra e migliorato la propria efficienza energetica del 50% ed ha già superato gli obiettivi indicati dall’Unione europea, a livello europeo, per il 2020 e per il 2030.

Il concetto di Sviluppo Sostenibile è il filo conduttore del 22esimo Rapporto annuale Responsible Care che si struttura attorno alle tre dimensioni dello Sviluppo Sostenibile, identificate attraverso la formula anglosassone delle 3 p ossia People, Planet, Prosperity. Tre p che poi a cascata ricadono su tutto il manifatturiero visto che i prodotti della chimica costituiscono le materie prime di innumerevoli settori a valle e rappresentano quindi una soluzione per le imprese manifatturiere che intendano migliorare le proprie prestazioni, in un’ottica di sostenibilità orientata al nuovo paradigma dell’economia circolare. Tra l’altro il comparto è già fortemente orientato allo sviluppo dell’economia circolare: circa il 45% dei rifiuti prodotti viene riciclato, recuperato o riutilizzato per il ripristino ambientale. «Un’industria chimica forte e competitiva produce sviluppo sostenibile anche lungo tutta la filiera produttiva, con un impatto decisivo per tutto il sistema manifatturiero»,osserva il presidente di Federchimica Cesare Puccioni. «I prodotti della chimica, prevalentemente intermedi, sono in grado di trasferire ai settori a valle tecnologia, innovazione e sostenibilità ambientale; in una parola sola, competitività». Ma la sostenibilità per i chimici è anche un elemento di forte coesione tra le parti sociali: «Il più delle volte – continua Puccioni – siamo stati fortemente innovativi e all’avanguardia anche attraverso scelte di Responsabilità Sociale condivise nella contrattazione e presenti anche nell’ultimo rinnovo contrattuale». In concreto le imprese aderenti a Responsible care spendono in media ogni anno oltre il 2% del proprio fatturato e destinano oltre il 20% dei propri investimenti ad ambiente, sicurezza e salute.

A proposito di questi ultimi due temi nelle imprese aderenti a Responsible Care dal 2010 al 2015 l’Indice di Frequenza degli Infortuni denunciati si è ridotto del 32,3%. Mediamente oltre il 20% degli infortuni avviene in Itinere (di cui oltre l’85% sui mezzi di trasporto). L’industria chimica inoltre ha una prestazione migliore del 31,3% rispetto a quella dell’Industria Manifatturiera nel suo complesso. Ieri è stato ricordato anche il protocollo che Inail e Federchimica hanno sottoscritto nel giugno del 2016 per sviluppare la cultura della sicurezza sul lavoro e realizzare iniziative per ridurre sistematicamente gli eventi infortunistici e le malattie professionali. «Dieci anni fa Inail e Federchimica hanno iniziato una collaborazione strutturata che ha portato alla sigla di due protocolli d’intesa che testimoniano la notevole sensibilità rispetto al tema della salute e sicurezza», osserva De Felice. Sensibilità che si vede anche nei tempi molto veloci di applicazione, certamente non paragonabili a quelli degli apparati burocratici, visto che il protocollo è stato firmato lo scorso giugno e c’è già stata una prima riunione operativa del comitato paritetico. De Felice auspica che «i piani di attività congiunta tra Inail e Federchimica diano un esempio di concreta e virtuosa collaborazione. È una sinergia che ha richiesto alle imprese attenzioni e investimenti, ma ha portato vantaggi sociali e economici, la riduzione degli infortuni, in numero e gravità, e ha permesso alle imprese della filiera chimica di accedere alla riduzione del premio di assicurazione».

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