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Per le grandi navi a Venezia via libera al piano Duferco

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Per le grandi navi a Venezia via libera al piano Duferco

Via libera ambientale per un nuovo terminale cui far approdare a Venezia le navi da crociera. Cioè per togliere quelle grandi navi dalla vista di 20 milioni di turisti. La commissione di valutazione d'impatto ambientale del ministero dell'Ambiente ha espresso parere positivo, seppure con qualche ritocco per migliorarlo, al progetto di un nuovo ormeggio per le grandi navi.
Il progetto si chiama Venis, è del gruppo siderurgico Duferco e prevede che il terminale sia costruito al confine fra la laguna e il mare aperto, alla bocca di porto del Lido appena fuori dalle dighe mobili del Mose, appoggiato alla sponda di Punta Sabbioni.

Per ora, questo è l'unico che ha superato tutti i filtri. E gli altri progetti? Annaspano. Il primo fra tutti è quello che fu proposto dall'allora provveditore dell'Autorità del porto, Paolo Costa, oggi alleato con il sindaco Luigi Brugnaro; il progetto è in abbandono e si chiama Sant'Angelo-Contorta; prevede lo scavo di un canale importante attraverso i bassifondi della laguna. In settimana la commissione Via del ministero dell'Ambiente dovrebbe completare l'iter di questo progetto. E con ogni probabilità sarà una bocciatura.

In difficoltà anche il progetto cosiddetto Trezze, sostenuto dal sindaco Brugnaro e da Costa: venne presentato come semplice variante di progetto al Sant'Angelo-Contorta, e il ministero dell'Ambiente l'avrebbe rispedito al mittente dicendo che non è una banale variante bensì un progetto tutto nuovo. E quindi, dovrebbe essere rifatta daccapo tutta la procedura di valutazione d'impatto ambientale.
Un altro progetto prevede di trasferire il terminal crociere nelle aree abbandonate di Marghera. E poi è stato illustrato giorni fa un altro progetto (professori Carlo Magnani e Agostino Cappelli): spostare le crociere nel terminal petroli di San Leonardo, in bordo alla laguna remota oltre Fusina.
Tutto nasce dal fatto che tutta la laguna di Venezia è porto, e ogni tipo di nave ha una sua destinazione diversa. Le petroliere, le rinfuse metalliche, i traghetti per il Levante, i container, i pescherecci e così via: ognuno ha un approdo differente e ben lontano dagli altri. Le crociere, che in condizioni di piena efficienza esprimono circa 600 approdi l'anno, ormeggiano alla stazione marittima addossata al centro storico. Per entrare e uscire hanno una sola via possibile: passare davanti a San Marco, con un effetto spettacolare sulle fotografie delle migliaia di crocieristi imbarcati e con un effetto pessimo sulle fotografie delle migliaia di turisti a terra. Si scandalizzano soprattutto gli intellettuali, i forestieri e coloro che non vivono in mare (gli intellettuali forestieri di terraferma sono i più arrabbiati).

Il decreto Clini-Passera della primavera 2102 stabilì che bisognava trovare una via alternativa per le grandi navi. Le vie alternative sono due: o si sposta altrove il terminal crociere, o si scava nei bassifondi della laguna una strada diversa.
Spostare l'approdo è il principio del progetto Venis proposto dal gruppo siderurgico Duferco sul modello di un esponente di spicco del Pci (e oggi Pd) veneziano, cioè Cesare De Piccoli. La sua posizione definitiva, ma sempre nello stesso braccio d'acqua, potrebbe variare: collocato sulla sponda opposta, quella di San Niccolò, oppure sull'isola artificiale del Baccàn, dove si trova la centrale elettrica del Mose che potrebbe dare al progetto l'energia necessaria. Dipenderà dal progetto esecutivo finale.
Sono in giacenza da anni 100 milioni destinati alla realizzazione di infrastrutture che risolvano il tema delle grandi navi a Venezia. Intanto il Patto per Venezia che Matteo Renzi e il sindaco Brugnaro hanno firmato sabato scorso (con mille incertezze su quale fosse il documento definitivo) ha destinato 2 milioni da destinare al progetto per spostare le grandi navi, e Andreina Zitelli, esperta di impatto ambientale e docente allo Iuav di Venezia, propone che il finanziamento cominci ad arrivare al progetto Venis.

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