Il punto d’arrivo è la creazione di un polo del biomedicale interamente a matrice italiana e il primo passo è la crescita per linee esterne. Sidam rileva il 75% delle quote di Btc Medical Europe e arricchisce il proprio portafoglio di prodotti e mercati arrivando a creare un gruppo da 15 milioni di ricavi e oltre 100 addetti.
La società di Mirandola, nata nel 1991 e inserita dal 2015 all’interno della holding Synopo, si occupa in particolare di dispositivi medici monouso destinati a sale operatorie, cardiochirurgia, ostetricia-ginecologia, terapia intensiva. L’export vale in media l’80% dei ricavi e proprio grazie alla spinta oltreconfine la società è stata in grado di raddoppiare i propri ricavi dal periodo pre-crisi.
In sette anni il fatturato estero della società è più che quintuplicato mentre le previsioni per il 2016 vedono un progresso delle vendite nell’ordine del 30% rispetto all’anno precedente.
«Ci siamo concentrati in nicchie produttive ad alto valore aggiunto - spiega il presidente di Sidam e Synopo Carlo Bonomi - perché sfidare le grandi multinazionali sui prodotti ad alto volume non ha senso. Questa acquisizione è importante perché in Btc troviamo tecnologie e prodotti simili ma mercati complementari: loro sono presenti solo in Italia, noi siamo forti all’estero; Btc è una realtà di chiara matrice familiare mentre Sidam ha una struttura manageriale più marcata. In generale, dall’unione di queste due realtà vediamo grandi margini di sviluppo e di crescita».
Btc Medical Europe, 26 addetti e 4,5 milioni di ricavi, ha sede a Valeggio sul Mincio e Nonantola (nel modenese) ed è attiva nel settore dell’emorecupero postoperatorio e dell’oncologia.
«Per l’operazione - aggiunge Bonomi, che è anche vicepresidente di Assolombarda-Confindustria Monza e Brianza - abbiamo preferito utilizzare la nostra liquidità, anche in presenza di tassi di mercato particolarmente attraenti. Ad ogni modo la nostra strategia di sviluppo non si ferma e nel 2018 si potrebbe concretizzare una nuova operazione, magari anche prima in presenza dell’occasioone giusta. L’idea è quella di creare un polo strutturato e robusto del biomedicale a matrice esclusivamente italiana. Cercando una sorta di terza via nel modello di business tra le tante Pmi del territorio e le grandi multinazionali».
L’area di riferimento è quella di Mirandola, secondo distretto al mondo per i prodotti biomedicali, forte di oltre 100 imprese che danno lavoro a 5000 addetti, in grado di produrre un giro d’affari nell’ordine del miliardo di euro. «La forza del know-how espresso in quest’area - spiega Bonomi - è dimostrata dai comportamenti tenuti dalle imprese dopo il duplice terremoto che ha colpito la zona. Nessuno dei big ha lasciato il distretto, proprio perché le multinazionali riconoscono l’eccellenza di questo territorio. Nel biomedicale è il luogo giusto in cui investire e siamo soddisfatti di aver trovato la strada giusta per farlo».
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