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Salta la trattativa sul rinnovo del contratto delle telecomunicazioni

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Salta la trattativa sul rinnovo del contratto delle telecomunicazioni

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Negoziati interrotti e proclamazione di uno stato di agitazione con 16 ore di sciopero, 8 delle quali da consumare entro il 31 gennaio. Si blocca il negoziato fra Assotelecomunicazioni-Asstel (che rappresenta nel sistema Confindustria la filiera delle tlc), e i sindacati di settore Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Gli oltre 130mila dipendenti dovranno aspettare ancora per un rinnovo che manca da due anni. «Non ci stancheremo mai di sottolineare, con grande tenacia e trasparenza, che non è più rinviabile la definizione di un contratto ritagliato sulle necessità di tutta la nostra filiera. Solo così il Ccnl può continuare a essere il riferimento essenziale sul quale costruire e sviluppare un modello di rappresentanza che sia capace di alimentare la condivisione, prevenire la conflittualità e che sappia adattarsi a un contesto in rapida trasformazione», ha commentato in una nota Dina Ravera, presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, l’interruzione del tavolo negoziale da parte di sindacati.

In definitiva le parti hanno preso atto delle forti distanze sui contenuti del rinnovo del contratto, al termine di una fase di tavoli tematici. «È necessario – ha continuato il presidente Asstel – porre in essere con grande perseveranza una serie di azioni che consentano di rivedere il ruolo del Ccnl. Il contratto nazionale sempre più dovrà connotarsi per la sua capacità di definire in maniera semplice e chiara le regole di base, lasciando il più ampio spazio possibile alla contrattazione aziendale». Anche per questo, continua la nota della presidente Asstel, «stiamo prospettando un modello di Ccnl nel quale si potrà trattare il tema economico impostando la discussione in un’ottica che si lasci alle spalle indici previsionali e prenda in considerazione elementi consolidati».

Proprio questo è stato uno dei punti in cui le posizioni si cono trovate più inconciliabili, con i sindacati che ritengono che gli aumenti debbano essere ex ante, secondo il modello fornito da altri contratti della loro categoria (il più recente è quello dei cartai e dei cartotecnici) e non secondo il modello scaturito dal rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Assieme a questo ci sono altri elementi di lontananza, dai controlli a distanza, a una maggiore flessibilità sugli orari, al superamento dei cosiddetti automatismi (scatti di anzianità).

Critici i sindacati. «È da oltre due anni che manca il contratto. Non credo che si possa pensare di attendere oltre puntando, come fanno le aziende, a scardinare il modello contrattuale», commenta Masimo Cestaro (Slc-Cgil). Per Vito Vitale (Fistel-Cisl) «In un momento in cui l’Italia dovrebbe cercare di trovare una formula di crescita e investimenti, e un’innovazione che può passare anche dal rinnovo di contratto, si continuano a fare solo politiche conservative», dice Vito Vitale (Fistel-Cisl). Della necessità di pensare al rinnovo come non slegato dalla crisi parla Salvo Ugliarolo (Uilcom-Uil): «L’indicazione che si sta delineando è preoccupante, perché sommato ai problemi che ci sono in tutto il settore, da Tim ad Almaviva, ci sono forti tensioni che posso ripercuotersi sul modello relazionale».

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