Chiudere i contenziosi nelle prossime settimane, dare il via libera ai piani ambientali (il parere del ministero è atteso lunedì) e alle offerte definitive con i piani industriali, per arrivare all’aggiudicazione degli asset di Ilva entro marzo. Si respira aria di ottimismo a Taranto. Da fonti vicine alla procedura commissariale emerge la convinzione che, una volta superata la boa della transazione con i Riva (le somme sequestrate in Svizzera rientreranno a inizio febbraio), la cessione sarà in discesa. Il recente commissariamento di Riva Fire (per la quale è stato nominato un curatore), a sua volta pronta a patteggiare, rappresenta poi una risorsa in più.
La procedura si prepara poi a rinnovare gli ammortizzatori su Taranto (per i 3mila in solidarietà si profila la Cigs), con il gruppo che chiude il 2016 con 2 miliardi di fatturato, le spedizioni di poco sotto i 6 milioni di tonnellate, un ebitda negativo per circa 300 milioni e un portafoglio ordini coperto almeno fino alla prima metà dell’anno.
L’auspicio è che da giugno in poi ci pensino i privati a cercare commesse, e la risoluzione dei contenziosi favorisce il processo di cessione. A inizio febbraio si attende la decisione della Corte del Jersey per il trasferimento in Italia di 1,1 miliardi, destinati all’ambientalizzazione: le delibere per l’emissione del prestito obbligazionario e il consenso del Fug all’emissione sono già pronte, per cui in poco più di un mese questo denaro (cui si aggiungono altri 230 milioni) sarà già nelle casse dell’Ilva; non sarà quindi più erogato il prestito di 800 milioni dello Stato, cui saranno restituiti circa 250 milioni già erogati. In parallelo, l’istanza di patteggiamento avanzata da Ilva e dalla famiglia Riva è stata accolta dalla procura. Il 17 gennaio è fissata un’udienza, nel corso della quale anche Riva Fire (ora commissariata, ridenominata Partecipazioni industriali e affidata a un curatore speciale nominato dal Tribunale di Milano) avanzerà una richiesta di patteggiamento: presumibilmente servirà altro tempo e quindi un differimento post transazione per potere valutare la situazione (la nomina è di poche settimane fa) e concludere l’operazione.
Una volta eliminato ogni tipo di contenzioso (con i Riva, con Riva Fire e con la procura), però, il processo di cessione potrà realisticamente avviarsi verso la conclusione, visto che una delle principali preoccupazioni dei potenziali interessati è proprio la stabilità dell’amministrazione straordinaria rispetto al rischio di iniziative di contrasto. Lunedì il ministero dell’Ambiente fornirà il proprio parere sui piani ambientali presentati dalle due cordate in gara, Am Investco Italy e Acciaitalia: ci si aspetta la richiesta di alcune indicazioni prescrittive di adeguamento, per replicare alle quali serviranno almeno due settimane. A quel punto entrambe le cordate saranno chiamate a confermare la volontà di restare in gara, presentando offerte vincolanti e piani industriali. L’esame di questi ultimi richiederà almeno un mese e riguarderà la capacità di garantire livelli di produzione adeguati, di mantenere nel tempo un equilibrio di natura finanziaria, e di garantire un livello di occupazione adeguato ai livelli di produzione. Il meccanismo di aggiudicazione (si punta su un affitto di 12-18 mesi) non è ancora definito nei dettagli: non si esclude una fase di rilanci nel finale, ma l’auspicio è concludere l’iter a marzo. Nel frattempo i commissari hanno scorporato Innse (cilindri per laminazione) e Sanac (refrattari) dal bando principale, ravvisato un profilo di autonomia delle due società. Il bando per Innse è già stato pubblicato, per Sanac è questione di giorni: numerose le società che nel bando principale avevano espresso interesse per questi asset. Procede infine la definizione dello stato passivo: a oggi le domande di insinuazione superano già quota 3 miliardi di crediti, ma ancora mancano banche e istituti finanziari.
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