L'Ilva potrebbe mettere in cassa integrazione a partire da marzo dalle 4mila alle 5mila unità dello stabilimento di Taranto. L'anticipazione è stata fatta oggi da fonti sindacali a due giorni dal primo incontro, in calendario martedì mattina, che le parti avranno a Taranto. Sarà l'avvio della discussione visto che i contratti di solidarietà, rinnovati negli ultimi tre anni, a fine febbraio sono in scadenza. La solidarietà, con l'ultimo rinnovo, ha interessato circa 3mila unità, anche se poi l'utilizzo reale dell'ammortizzatore sociale è stato inferiore.
Numero più alto di lavoratori coinvolti
Ma col ricorso alla cassa integrazione, spiegano i sindacati, ci sarebbe un più alto numero di lavoratori coinvolti in quanto, nelle singole aree di produzione, scatterebbero delle fermate per un periodo predeterminato. Non ci sarebbero più, quindi, gli spazi di flessibilità che sinora ha offerto la solidarietà nella gestione sia degli impianti che della forza lavoro. L'Ilva aveva già anticipato che avrebbe fatto uso per il 2017 della cassa non essendo più possibile ricorrere alla solidarietà. I sindacati osservano che a tal fine sarebbe necessaria una deroga, ma, aggiungono, il punto non è tanto questo, perché i due trattamenti economici ormai si equivalgono, bensì come, e da chi, viene coperta la parte di reddito che i lavoratori perdono e che gli stessi sindacati valutano, in media, in 130-150 euro mensili.
L’Ilva del futuro
Intanto, il prossimo ricorso alla cassa integrazione e la contestuale dichiarazione degli esuberi prefigura, per i sindacati, quella che sarà l'Ilva del futuro, dopo che nei prossimi mesi la procedura di cessione sarà stata completata e si sarà deciso a quale delle due cordate in gara (da una parte Arcelor Mittal con Marcegaglia e dall'altra Arvedi con l'indiana Jindal, Delfin di Leonardo Del Vecchio e Cassa Depositi e Prestiti) sarà assegnata l'azienda, attualmente in amministrazione straordinaria. Si da quasi per scontato, infatti, che con un assetto societario o con l'altro, oppure nel caso in cui si mantenga l'attuale ciclo integrale o, invece, lo si riconverta in parte col gas riducendo l'uso del carbon coke, la forza lavoro diminuirà. Il punto è vedere di quanto. Già ora l'Ilva è scesa sotto la soglia degli 11.500 addetti su cui si era attestata per anni. Adesso, dicono i sindacati, si è su 10.974 in quanto chi ha potuto, ha preferito lasciare con gli incentivi della mobilità volontaria. In vista perciò di una possibile «cura dimagrante», i sindacati puntano a chiedere un mix di strumenti, tra cui anche una nuova valutazione dell'esposizione amianto per pensionare una quota di lavoratori con criteri agevolati. Obiettivo: gestire la ristrutturazione che verrà nel modo meno pesante possi
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