I volumi del mercato in Italia non sono forse ancora quelli che gli esperti del settore si aspettavano. Ma il mondo dell’Internet of Things (IoT) rivolto alla casa ha registrato nell’ultimo anno importanti novità e passi avanti che stanno rendendo le cosiddette «Smart Home» una realtà sempre più concreta e diffusa anche nel nostro Paese. A rilevarlo è la ricerca annuale realizzata dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, presentata questa mattina.
Le vendite di prodotti e soluzioni IoT per la casa in Italia hanno raggiunto lo scorso anno i 185 milioni di euro, con una crescita sull’anno precedente del 23%. Non si tratta di valori particolarmente elevati; inoltre il mercato è ancora piuttosto circoscritto all’ambito dei dispositivi per la sicurezza e concentrato nei canali tradizionali di vendita, passa cioè per l’82% attraverso i professionisti della domotica (installatori, distributori di materiale elettrico, architetti, costruttori edili...). Tuttavia, fanno notare gli analisti dell’Osservatorio, proprio nel 2016 si è iniziato a osservare un reale ampliamento sia dell’offerta, sia dei canali di vendita, che ha visto aggiungersi i retailer specializzati, gli eRetailer (cioè gli operatori online come Amazon o ePrice) e le assicurazioni.
Inoltre, sul mercato italiano si sono affacciati in modo diretto i cosiddetti «Over-The-Top», tra cui Amazon come distributore e Google come produttore di prodotti IoT. Aumentano le soluzioni sul mercato e i luoghi di “contatto” con i consumatori, attraverso punti vendita specializzati o spazi dedicati all’interno di negozi di elettronica. Tuttavia - conclude la ricerca - è proprio sull’offerta e sui servizi ai consumatori che aziende e rivenditori devono investire per accelerare la diffuzione delle Smart Home in Italia.
Secondo l’Osservatorio, infatti, su 291 soluzioni IoT analizzate, quasi un terzo (il 31% è composto da dispositivi rivolti alla sicurezza (videocameredi sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento...); per il 10% si tratta di sistemi per il controllo da remoto degli elettrodomestici e per un altro 10% di sistemi per il controllo dei consumi dei dispositivi domestici. Il restante 9% è composto da soluzioni per la gestione degli impianti di climatizzazione.
Se sul mercato dell’IoT si affacciano i “big” internazionali, è interessante notare tuttavia che oltre la metà del settore è oggi “coperto” dall’offerta di start up, che rappresentano il 52% degli attori e sono in crescita del 26% rispetto al 2015. Start up che negli ultimi tre anni, precisa la ricerca, hanno raccolto oltre 1,2 miliardi di dollari da finanziatori istituzionali, in crescita del 22% nel 2016. I gruppi già affermati (tra i quali Google, Apple e Amazon Echo) guadagnano spazio, si diceva, e rappresentano per ora il restante 48% del mercato.
Secondo gli esperti del Politecnico, il 2017 potrebbe rappresentare un anno di svolta, nel nostro Paese, per un consolidamento di nuovi scenari sotto il profilo della vendita, e per un cambio di passo sul fronte dell’offerta. L’Osservatorio rileva infatti che «i consumatori italiani non ritengono ancora pronta e sufficientemente matura l’offerta Smart Home» e la metà degli intervistati dichiara di essere in attesa di soluzioni «tecnologicamente più mature». Inoltre, un fattore ancora rilevante è quello del prezzo: il 39% degli intervistati ammette di scegliere i prodotti IoT per la Smart Home in base al costo, mentre il 33% valuta soprattutto l’affidabilità di chi li produce e un ulteriore 29% considera fondamentale la «semplicità d’utilizzo».
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