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Taranto: al posto delle navi da guerra arrivano gli yacht

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riqualificazione urbana

Taranto: al posto delle navi da guerra arrivano gli yacht

Avanza il Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, lo strumento gestito da Palazzo Chigi e affidato al coordinamento del ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, per superare le criticità dell’area. Secondo l’ultimo consuntivo fornito dallo stesso ministro, «registriamo che, a fronte di un plafond di risorse pari a 882 milioni di euro, più della metà, cioè 460 milioni, riguardano interventi in esecuzione, alcuni dei quali anche conclusi come la bonifica e la ristrutturazione delle scuole del rione Tamburi di Taranto. Abbiamo poi avviato la progettazione per altri 300 milioni di interventi e ci accingiamo a definire un’ulteriore quota di 100 milioni».

Il 24 marzo, per esempio, ci sarà un ulteriore step per il concorso internazionale di idee per il recupero della città vecchia di Taranto dopo l’individuazione dei tre finalisti. Ma tra gli interventi che hanno compiuto un passo avanti ci sono anche la «foresta urbana», proprio nel rione Tamburi a ridosso dell’Ilva, e la trasformazione della banchina torpediniere in Mar Piccolo in punto di approdo per la nautica da diporto. Lo stesso De Vincenti sottolinea che ci sono, al riguardo, impostazioni condivise tra Comune di Taranto e Regione Puglia per quanto riguarda la «foresta urbana» e tra Marina Militare, ministero della Difesa e Autorità portuale per la banchina torpediniere.

In particolare per la «foresta urbana» è passata la linea del Comune che, per accelerare i tempi della demolizione delle cosiddette «case parcheggio» nel rione Tamburi – è in quest’area infatti che dovrà sorgere la «foresta urbana» –, suggerisce non la costruzione di nuovi alloggi ma la ricerca, nell’ambito del patrimonio abitativo, a partire da quello pubblico, di disponibilità già esistenti. A tal fine è stato individuato un primo nucleo di 25 appartamenti nel rione Paolo VI, poco distante dai Tamburi, che sono in un immobile di Poste Italiane. Questa ricerca si unirà a un sondaggio delle stesse famiglie per verificare se intendono restare ai Tamburi, ma cambiando alloggio, oppure trasferirsi di quartiere.

Trovando sistemazioni pronte, il Comune ritiene che si possano abbreviare i tempi dell’operazione e mettere in cantiere la demolizione delle «case parcheggio» per far posto alla nuova barriera protettiva naturale tra acciaieria e città, appunto la «foresta urbana», costituita da alberi di alto fusto. Un progetto da 7-8 milioni di euro. Solo che varie difficoltà gravano sul trasferimento delle famiglie: anzitutto il numero dei nuclei interessati, circa 500, eppoi il numero ancora molto esiguo degli alloggi individuati e l’indisponibilità dei privati a mettere a disposizione del Comune nuovi alloggi, infine le inevitabili resistenze al trasferimento - parliamo di una zona segnata da profondo degrado - da parte degli interessati. Non sarà facile quindi venirne fuori.

Per la stazione torpediniere, invece, Marina, Difesa e Authority hanno trovato l’intesa sul trasferimento a quest’ultima di 750 metri di banchina da sottoporre ora a lavori di ristrutturazione. Lo studio di fattibilità redatto dall’Authority stima il costo in 30 milioni. Prima di arrivare al progetto, però, l’intesa preliminare dovrà essere perfezionata e coinvolgere le altre amministrazioni dello Stato interessate.

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