Parte il progetto operativo del “competence center” dell’Italia centrale firmato dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, uno dei sette poli universitari indicati dal ministero dello Sviluppo economico per spingere il piano Industria 4.0 attraverso la creazione di centri che assistano le aziende nella trasformazione verso la quarta rivoluzione industriale. Nell’attesa che si chiariscano i criteri per accedere ai finanziamenti statali dei competence center, Sant'Anna gioca d’anticipo e, forte dell'esperienza accumulata nella ricerca applicata e nella robotica, avvia il primo nucleo del progetto.
Ieri a Pontedera, patria della Piaggio e della Vespa, è stata presentata la “research factory” che nascerà in un edificio messo a disposizione dal Comune, da trasformare in “fabbrica d'innovazione” con un primo stanziamento da 750mila euro.
«Vogliamo creare un luogo fisico in cui imprese e ricercatori possano lavorare insieme allo sviluppo di prototipi e nuovi servizi», spiega Paolo Dario, direttore dell'Istituto di Biorobotica del Sant'Anna e coordinatore del competence center. «Questo è il primo passo – aggiunge - anche se non sarà l'unica sede del centro di competenza».
Sant’Anna sta lavorando da tempo a progetti di Industria 4.0 con le grandi aziende, da Piaggio a Comau, da General Electric a Ericsson, da Tim a StMicroelectronics fino a Eni. Ora la sfida del competence center sarà coinvolgere le piccole e medie aziende del territorio. «Industria 4.0 per noi è una sfida – spiega il rettore del Sant'Anna, Pierdomenico Perata – per trasferire sempre più le competenze verso il mondo delle piccole e medie imprese».
«Sviluppare il manifatturiero ad alta tecnologia è essenziale per il futuro della Toscana e per mantenere posti di lavoro», aggiunge Dario rivendicando la lunga esperienza del Sant'Anna in questo campo e sottolineando come elemento rafforzativo il fatto che la Regione Toscana abbia deciso di aggiungere risorse a quelle statali dedicate all'Industria 4.0.
«Uno dei limiti dell’approccio comune all'Industria 4.0 – aggiunge Dario - è che l’innovazione debba essere nella fabbrica, mentre l’innovazione deve essere anche nel prodotto: occorre fare il miglior prodotto del mondo nella migliore fabbrica nel mondo, e noi vogliamo aiutare le imprese piccole e medie a fare questo».
La prospettiva è riuscire a coinvolgere una cinquantina di aziende, nelle quali introdurre «tecnologie che non sono iper-uraniche ma sono già disponibili». «L'industria è uscita dalla crisi più consapevole di fare innovazione – aggiunge Dario – anche se oggi solo il 5% delle industrie ha tecnologie 4.0».
Ma se l'obiettivo principale del centro di competenza del Sant'Anna sarà quello di estendere l'utilizzo delle tecnologie Industria 4.0 al maggior numero possibile di imprese, così da recuperare il terreno che ci separa da Paesi come la Germania, l'istituto universitario toscano ne fissa anche un altro: «Visto che le Università progettano il futuro – conclude Dario - noi vogliamo progettare Industria 5.0, cioè tecnologie ancora più avanzate per immaginare un futuro in cui le industrie italiane non siano solo all'inseguimento di quelle tedesche».
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