Dopo il Tar e il Consiglio di Stato, alla Regione Puglia per il gasdotto Tap arriva l’altolà anche della Corte Costituzionale. La Consulta ha infatti bocciato la legge regionale 7 del 2016, già impugnata dal Governo. Legge che prevedeva che i terreni interessati da espianto o spostamento di ulivi a causa della Xylella non possano cambiare destinazione urbanistica per un periodo di sette anni. Un comma di questa legge, fatta di un unico articolo, stabiliva però che le opere pubbliche necessarie alla pubblica incolumità e all’ambiente potessero derogare al divieto, a condizione di aver ottenuto una Valutazione di impatto ambientale favorevole e che non possano essere insediate altrove. Nessuna deroga invece per le opere private.
La Consulta – relatore Giuliano Amato – ha dichiarato illegittima la norma della Regione Puglia. Palazzo Chigi, impugnando la legge, ha fatto presente ai giudici costituzionali come quanto stabilito dalla Regione diventasse «rilevante» per il progetto Tap in quanto «si fa riferimento specificatamente al punto di interconnessione tra il metanodotto Tap e la rete nazionale di Snam Rete Gas» che è a Mesagne, in provincia di Brindisi. Secondo il Governo, la Regione Puglia, che già si dice contraria al microtunnel a Melendugno, voleva ostacolare con questo vincolo con la legge anche la prosecuzione del gasdotto via terra, considerato che l’opera attraverserà aree colpite dalla Xylella. E pochi giorni fa la stessa Regione aveva ricevuto lo stop anche dal Consiglio di Stato, che ha confermato quanto stabilito in precedenza dal Tar e ribadito che l’Autorizzazione unica rilasciata dal Mise a Tap a maggio 2015 è «legittima» e non ha ostacolato la leale collaborazione istituzionale tra amministrazioni dello Stato, come invece asserito dalla Regione che l’Autorizzazione aveva impugnato.
È importante che «si vada avanti con le attività» e che il gasdotto Tap «non venga messo a rischio da ulteriori ritardi» ha detto oggi alla Camera, rispondendo ad un «Question Time», il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. Il quale ha ribadito che, per quanto riguarda l’approdo a Melendugno, contestato da Regione e Comune, è stata «effettuata la più attenta valutazione delle alternative inbdividuando come approdo più idoneo il Comune di Melendugno, località San Foca». Concetto che prima dell’intervento di Calenda, aveva espresso in altra circostanza anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.
Al cantiere di Melendugno, infine, è tutto fermo dalla mattinata di sabato scorso quando è ripresa con forza la protesta dei No Tap. Stamattina la società ha trovato danneggiate e divelte alcune recinzioni del cantiere e rimosse alcune coperture poste a protezione degli ulivi, il tutto frutto di un’incursione notturna. Danneggiati anche i muretti a secco, elemento distintivo, e tutelato, della campagna pugliese, le cui pietre sono state asportate e usate per costruire dei blocchi nelle strade vicine al cantiere in modo da ostacolare il transito dei mezzi.
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