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I No Tap si spaccano per isolare i violenti dalla protesta

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battaglia sul gasdotto

I No Tap si spaccano per isolare i violenti dalla protesta

(Ansa)
(Ansa)

È tregua al cantiere del gasdotto Tap, nel Salento, dopo le proteste dei giorni scorsi che hanno ostacolato l’espianto temporaneo degli ulivi. È tregua perchè, con la sospensione del Tar del Lazio all’espianto, nulla si potrà fare sino al 19 aprile prossimo, quando i giudici andranno in camera di consiglio per la decisione finale.

Intanto il fronte No Tap si spacca: dalle manifestazioni violente prendono le distanze sia i sindaci del Salento contrari all’opera, che il comitato ufficiale No Tap. Nei giorni scorsi, infatti, è accaduto di tutto: divelte le recinzioni del cantiere, personale minacciato, bombe carta fatte esplodere davanti all’albergo di Lecce che ospitava le forze di polizia incaricate dell’ordine pubblico, danneggiati alcuni ulivi in attesa di essere ricollocati, distrutti i muretti a secco della campagna pugliese (un elemento del paesaggio che è vincolato) per ricavarne pietre per le barricate stradali.

Questo perché nella protesta si sono infiltrate frangie estremiste che, più volte, hanno fatto sì che la situazione degenerasse. Segnalata infatti dalle forze di polizia la presenza sul posto di anarchici e No Tav. Inoltre, nei giorni scorsi, proprio perchè era scattato un allarme, il personale della società Tap è stato invitato temporaneamente ad abbandonare le sedi di Lecce e di Melendugno.

«Masnade saracene», aveva definito i violenti il comandante della Polizia locale di Melenduno e ora i sindaci dicono: «Il presidio sia luogo di confronto pacifico e democratico. Abbiamo manifestato il nostro dissenso verso il progetto del gasdotto Tap a mani nude e braccia alzate. Pacificamente, civilmente e democraticamente insieme alle nostre comunità, rappresentate da centinaia di donne, uomini, ragazzi, anziani».

«Auspichiamo fortemente - aggiungono i sindaci - che le manifestazioni possano continuare a svolgersi con gli stessi toni e modalità finora avute, invitando tutti coloro che ancora vorranno dare il loro contributo a questa battaglia, ad astenersi dal compiere azioni che potrebbero compromettere tutto l’impegno finora profuso a salvaguardia del paesaggio e della tradizione democratica delle comunità del Salento».

In segno di distensione, il comitato No Tap ha accettato l’invito del prefetto di Lecce a mettere in sicurezza, per evitarne la compromissione futura, gli ulivi espiantati sabato scorso, circa una trentina, che, a causa dei blocchi stradali, non è stato possibile risistemare. Tap ha reso noto che su 221 ulivi nell’area del microtunnel del gasdotto, sono stati espiantati e trasportati altrove 168 ulivi: 157 già stati trasferiti nell’area di stoccaggio di masseria del Capitano e 11 provvisoriamente sistemati nel deposito della società di vigilanza incaricata da Tap.

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