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Design Economy: Italia seconda in Europa per numero di imprese e fatturato

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Design Economy: Italia seconda in Europa per numero di imprese e fatturato

Il 56esimo Salone del Mobile che si è da poco concluso a Milano ha confermato una volta di più la leadership dell’Italia nel mondo dell’arredo design: 343mila visitatori da 165 Paesi, oltre 2mila espositori (di cui un terzo dall’estero) e l’interesse e l’apprezzamento dei buyer di tutto il mondo. Una ledaership testimoniata anche dall’ultimo rapporto «Design economy» realizzato da Fondazione Symbola, secondo cui il nostro Paese è il secondo in Europa, settore design, per numero di imprese attive (29mila, dietro alla Francia) e per fatturato (4,4 miliardi, alle spalle della Germania).

Occorre premettere che il rapporto Symbola comprende con il termine «Design» diversi settori produttivi legati alla creatività e alle eccellenze internazionali del made in Italy: oltre all’arredamento, anche la moda, il food e l’automotive. E i dati del rapporto di riferiscono esclusivamente alle imprese che operano nei servizi di progettazione. Per l’intera Europa, spiega il direttore di Fondazione Symbola Domenico Sturabotti, si stimano 179mila imprese attive nel 2015 e una ricchezza generata di circa 26 miliardi di euro.

In questo panorama, l’Italia ha, come accennato, una posizione di tutto rilievo: è seconda per numero di imprese e per fatturato, ma anche per incidenza del settore design sul Pil nazionale. Inoltre, quasi un addetto nel design su cinque in Europa è italiano: in tutti 47.300 occupati sui 272mila della Ue.

Ma non si tratta solo di un primato numerico, fa notare il presidente di Symbola Ermete Realacci, riferendosi in questo caso alle imprese produttive: «Il design italiano, almeno per quello che riguarda la filiera del legno-arredo, è il primo in Europa per sostenibilità ed efficienza energetica». Le aziende italiane utilizzano 30 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) per ogni milione di euro prodotto, contro una media Ue di 68 tep. Sul fronte emissioni, le imprese del made in Italy emettono nell’aria 30 tonnellate di CO2 per ogni milione di euro prodotto: meglio dei tedeschi (50 tonnellate), della Francia (52) e dei britannici (67 milioni). Tutti risultati, ricorda Realacci, collegati direttamente agli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese italiane, anche in questo caso superiori alla media europea.

NOI E GLI ALTRI

Anche Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo (l’associazione che rappresenta le imprese), mette l’accento sulla propensione all’innovazione dell’industria italiana dell’arredamento: propensione che ha consentito a molte aziende di superare la crisi e oggi di agganciare i primi segnali di ripresa: «Da una indagine tra le nostre associate risulta che il 70% delle aziende italiane investe ogni anno in media il 2% del fatturato in ricerca e sviluppo: una media elevata nel panorama della manifattura nazionale».

Infine, un dato interessante riguarda la formazione: come fa notare Sturabotti, il sistema delle scuole e degli istituti di design è fortemente legato alla presenza della manifattura, con Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, marche e Piemonte in testa. In tutto il paese, si contano 89 istituti di formazione specifica, da cui ogni anno escono 8mila giovani designer o architetti ponti a netrare nel sistema produttivo.

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