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La Sardegna punta sul gas, con 400 chilometri di rete

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La Sardegna punta sul gas, con 400 chilometri di rete

Per la metanizzazione della Sardegna inizia il conto alla rovescia. Perché dopo i protocolli arriva la richiesta di autorizzazione. Il progetto, visto come una sorta di rivoluzione energetica, prevede la costruzione di una vera e propria rete lunga 404 chilometri su quasi tutto il territorio regionale. Nei giorni scorsi la Società gasdotti Italia ha presentato il progetto per la valutazione di impatto ambientale che dovrebbe arrivare entro 180 giorni. A ciò si dovranno aggiungere circa trenta, sessanta giorni per il rilascio dell'autorizzazione unica che deve arrivare dal Mise, poi potranno partire fisicamente le opere.

Gli interventi riguardano la direzione tra Cagliari e il Sulcis Iglesiente, la direzione Oristano, Sassari e Porto Torres e poi il collegamento Codrongianus Olbia. Il progetto complessivo (circa 400 milioni è la cifra che riguarda la dorsale) prevede investimenti, tra la dorsale e le cosiddette bretelle, ossia i collegamenti con i rigassificatori e i bacini, per un miliardo e 578 milioni di euro. Quello che è stato definito dalle organizzazioni sindacali «uno dei punti più qualificanti del Patto per la Sardegna siglato il 29 luglio 2016 tra Regione e Governo» e che prevede gli investimenti «che verranno coperti attraverso l’Apq (Accordo di Programma Quadro) metano e le tariffe di trasporto e dispacciamento».

“Con l’arrivo del metano compiamo passo in avanti nella competitività a livello europeo”

Alberto Scanu, presidente di Confindustria Sardegna 

Un’occasione che si trasforma in doppia opportunità, sia nell’immediato con l’avvio delle opere, sia in futuro. Per questo motivo Alberto Scanu, presidente di Confindustria auspica tempi rapidi e chiarisce: «Parliamo di un’opera non invasiva, completamente interrata, i cui benefici, per famiglie ed imprese, sono quantificabili in alcune centinaia di milioni di euro all’anno».

I presupposti per un processo di crescita del sistema produttivo. «Con l’arrivo del metano compiamo un passo in avanti dal punto di vista della competitività a livello europeo, potrebbe dare un contributo nella classifica che ci vede al 228 posto su 263 regioni in Europa – prosegue Scanu – . Benefici anche dal punto di vista dell’occupazione, sia direttamente, durante l’esecuzione dei lavori, sia indirettamente per il recupero di competitività del nostro sistema manifatturiero, ed economico più in generale».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche le organizzazioni sindacali che, proprio attorno al sistema metanizzazione hanno portato avanti, nel tempo, diverse iniziative.

«Le diseconomie e i maggiori oneri per mancanza del metano – spiega Giacomo Migheli della Filctem Cgil – corrispondono a 430 milioni di euro l’anno. Cifra indicata anche sul piano energetico regionale». Senza dimenticare che, chiarisce il sindacalista «il patto stabilisce l’equiparazione della tariffa tra la Sardegna e il resto dell'Italia, di conseguenza la realizzazione delle infrastrutture necessarie a garantire l’approvvigionamento dell’Isola e il trasporto e la distribuzione di gas naturale dovrà avvenire a condizioni di sicurezza e di prezzo per i cittadini e le imprese sarde analoghi a quelle di altre regioni italiane, promuovendo altresì lo sviluppo della concorrenza al fine di ridurre il prezzo della fornitura».

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