Le ruspe fatte venire dalla Polizia abbattono le barricate dei No Tap a Melendugno nel Salento. Il blitz è avvenuto la scorsa notte, ha colto di sorpresa i manifestanti accampati nell’area del cantiere, una cinquantina di persone, e ha avuto come unica finalità quella di consentire l’ingresso nell’area degli operai che dovranno mettere in sicurezza gli 11 ulivi che, espiantati nei giorni scorsi, erano rimasti zollati, cioè con un pezzo di terreno attaccato alle radici ma non ancora in stato protetto.
Su 211 ulivi che sono nell’area del microtunnel - l’opera del gasdotto che Tap dovrà avviare nei prossimi mesi -, quasi tutti sono stati espiantati nei giorni scorsi. In parte rimessi a dimora nel nuovo sito autorizzato di masseria del Capitano, sempre a Melendugno, in parte (ma minima rispetto a quelli rimessi a dimora) in dei grossi vasi.
Rimasti in sospeso poco più di una ventina di ulivi, di cui alcuni monumentali, non toccati perché Tap attende un via libera specifico della Regione Puglia, e gli 11 zollati che adesso verranno sistemati nei vasi. Le accese proteste e i blocchi stradali non hanno infatti consentito che anche per quest’ultimi ulivi – il cui espianto, come per tutti gli altri, è temporaneo, cioè solo per il tempo dei lavori del microtunnel – vi fosse una soluzione un po’ più stabile come, appunto, la rimessa a dimora a masseria del Capitano. Si è dovuto optare, invece, per la sistemazione nei vasi. Questa è stata anche la soluzione concordata in due vertici svoltisi a Lecce, solo che la permanenza del presidio dei manifestanti e le barricate impedivano agli operai di accedere all’area del cantiere.
Di qui appunto la decisione della Polizia di ricorrere ad un’azione di forza impiegando le ruspe. I No Tap avrebbero voluto che gli ulivi zollati fossero rimasti dov’erano e curati sul posto ma gli agronomi hanno detto che in quel modo gli alberi avrebbero rischiato grosso. E oltretutto fine mese è il termine ultimo, in base alle pratiche colturali, entro il quale gli ulivi possono essere movimentati, dopodichè ogni operazione è rinviata a novembre. Un arco di tempo troppo ampio per lasciare gli ulivi in una condizione di precarietà.
«Noi amiamo gli ulivi quanto i salentini», aveva detto nei giorni scorsi l’ad di Tap Italia, Michele Elia, invitando a trovare una soluzione per gli alberi ancora da sistemare. E comunque il fatto che sia dovuta intervenire ancora una volta la Polizia per consentire a Tap di lavorare dimostra quanto la situazione nel Salento resti difficile e il clima teso. Tutta la precedente fase dell’espianto, infatti, è potuta avvenire solo perchè un ingente dispiegamento di poliziotti, carabinieri e finanzieri l’ha resa possibile sia pure con diverse, forzate interruzioni. Non sono mancati poi gli atti di violenza contro il cantiere della società: per due volte, nel giro di pochi giorni, sono avvenuti lanci notturni di pietre e le recinzioni sono state divelte. A ciò si aggiunga che per costruire le barricate stradali sono stati divelti i muretti a secco della campagna pugliese, che sono un elemento paesaggistico protetto, per ricavarne pietre.
Adesso, chiusa questa fase, al cantiere Tap scatta una sospensione. La società ha già convenuto che in estate non si farà nulla per non intralciare il turismo nella zona. I nuovi passaggi che attendono Tap sono adesso l’assoggettabilità o meno del microtunnel ad una Valutazione di impatto ambientale specifica da parte del ministero dell’Ambiente (dopo quella che a settembre 2014 ha autorizzato tutta l’opera) e l’individuazione delle prescrizioni per la costruzione del pozzo di spinta funzionale alla costruzione del microtunnel che sarà scavato a più di dieci metri sotto la spiaggia e conterrà la condotta del gas. Le prescrizioni saranno espresse da ministero dell’Ambiente, Regione Puglia e Autorità di bacino.
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