Adriano Riva, fratello di Emilio (l’ex patron dell’Ilva morto ad aprile 2014), rilancia sul patteggiamento in uno dei procedimenti aperti a Milano dopo il primo no del gip a febbraio.
Riva, accusato di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori, nell'inchiesta sul crac del gruppo che controllava l’Ilva, ha infatti deciso di rinunciare alla prescrizione che sarebbe scattata a fine mese per il capo di imputazione di trasferimento fittizio ed ha presentato richiesta di patteggiamento al gup di Milano, Chiara Valori. Anche Nicola e Fabio Riva, figli di Emilio, coinvolti nello stesso procedimento, puntano a patteggiare.
L’istanza fu già presentata tre mesi fa, ma il gip Maria Vicedomini la respinse. Lo sconto di pena per i Riva e l'offerta economica posta a base del patteggiamento (il rientro in Italia del miliardo e 300 milioni custoditi all’estero) non furono ritenuti congrui dal magistrato rispetto a quanto contestato.
Sulla nuova istanza ora il gup Valori deciderà il 17 maggio. Una data, quest’ultima, che si colloca fra altre due molto importanti per la vicenda del rientro dei fondi che andranno a finanziare i lavori di bonifica del siderurgico di Taranto. Il 12 maggio, infatti, è atteso il pronunciamento della Corte del Jersey, l'isola del Canale della Manica dove hanno sede i trustee a cui fanno capo i fondi dei Riva, mentre il 31 maggio è la data ultima che il Tribunale federale di Losanna (dove i fondi sono materialmente custoditi) ha fissato per il loro rientro in Italia. Tali risorse erano attese in Italia per febbraio stando all'accordo di dicembre tra Riva, Ilva, Procure di Taranto e Milano e Governo, ma una serie di ostacoli ne hanno ritardato lo sblocco.
E parallelamente alla questione giudiziaria entra in una fase decisiva anche quella della cessione dell’Ilva ad una delle due cordate industriali in gara (Am Invest Co e AcciaItalia).
L’istruttoria sulle offerte presentate volge ormai al termine e a metà maggio ci sarà la decisione dei commissari straordinari Gnudi, Carrubba e Laghi relativamente alla graduatoria.
Entro fine mese, poi, la decisione del Mise con decreto del ministro. In vista del rush finale, il governatore pugliese Michele Emiliano torna a chiedere che «l’acquirente non sia scelto solo in base a requisiti economici. Sarebbe molto importante – sostiene – se tutte le forze politiche e parlamentari esercitassero una legittima pressione politica sul Governo affinché si scegliesse l’acquirente dell’Ilva di Taranto non solo sulla base di requisiti economici. Abbiamo provato in maniera molto determinata a chiedere al presidente del Consiglio, che abbiamo incontrato, di inserire nella procedura di vendita come elemento di migliore valutazione delle eventuali offerte il processo di decarbonizzazione. Auguro quindi che le forze politiche riescano a esercitare sul Governo una pressione affinché lo stesso si impegni – conclude Emiliano – a fare valutazioni avendo come possibile scenario la tutela della salute delle persone e gli elementi di competitività del “Sistema Italia”».
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