Candy Group supera la soglia critica del miliardo di fatturato e programma di raddoppiare entro 5 anni; obiettivo molto ambizioso da raggiungere in un contesto con player globali del calibro di Whirlpool, Bosch ed Electrolux, ma la famiglia Fumagalli ci crede e ha iniettato 70 milioni di denaro fresco nella casse della società brianzola per riequilibrare lo stato patrimoniale e finanziarne lo sviluppo. A tale proposito verrà ceduta entro l’estate anche la partecipazione dell’0,8% di Mediobanca. Inoltre il Piano industriale 2017/19 prevede investimenti per 105 milioni, oltre a 43 milioni per marketing e comunicazione per quest’anno, con un incremento del 50% nel prossimo biennio.
Il bilancio 2016 del gruppo degli elettrodomestici e del floorcare si è chiuso con ricavi consolidati pari a 1,035 miliardi di euro, in crescita del +10%, un Ebitda di 60 milioni (+50%) e un utile di 12 milioni. Candy cita Gfk per sostenere di aver segnato un significativo rialzo della quota di mercato in Europa: nel 2016 l’incremento è stato del 20%, diventando il player che cresce maggiormente negli elettrodomestici. Il primo mercato rimane il Regno Unito con una quota del 24%, segue la Francia con il 16% e l’Italia con il 14. Per il 2017 Candy prevede un balzo dei ricavi del 10%.
«Non vogliamo certo sfidare i giganti da 20 miliardi di fatturato come Whirlpool - ha ribadito ieri alla presentazione del Piano industriale l’ad Beppe Fumagalli - ma concentrarci su alcune categorie di prodotti dove siamo competitivi: lavaggio, incasso e piccoli elettrodomestici. Oltre alla novità della refrigerazione». Candy (unica società del Bianco a capitale italiano) ha recentemente stretto una partnership con il gigante cinese Meiling, azienda tra i leader per la produzione e distribuzione di elettrodomestici, che ha l’obiettivo di vendere in Cina 4 milioni di pezzi in tre anni e avviare una collaborazione nel campo della refrigerazione in Europa.
Un punto di forza della famiglia Fumagalli è il vantaggio tecnologico accumulato negli elettrodomestici connessi via web, dalla lavatrice, al forno fino alla cappa: la società dichiara nelle cosiddette smart appliances quote di mercato del 64% in Europa. In soldoni, il 4% degli elettrodomestici venduti nel 2016 era connesso, pari a 1,8 milioni di pezzi. «Oggi le smart appliances incidono poco - ha sottolineato il presidente Aldo Fumagalli - ma la velocità di crescita è del 100%. Abbiamo iniziato a investire dal 2014 avvalendoci anche della collaborazione di Ibm e Google. Una tecnologia sviluppata sull’asse della Brebemi». Per Beppe Fumagalli «il valore delle aziende oggi si calcola con un multiplo dell’Ebitda, domani si farà sugli utenti connessi. L’industria 4.0 è un concetto concreto e lo stabilimento di Brugherio sta diventando il più evoluto in Europa, a partire dalla connessione con fornitori e partner». Solo in questo progetto Candy sta investendo 5 milioni, dei quali 3 finanziati da un bando della Regione Lombardia.
Dei 70 milioni immessi in azienda dalla famiglia Fumagalli (Beppe e Aldo hanno il 25% ciascuno di Candy Group, Silvano e Maurizio il 16,7%) 40 provengono da un prestito obbligazionario (della durata di 6 anni) e il resto è un versamento a fondo perduto. Un intervento necessario anche per dare fiato all’azienda, provata (come tutti) da anni di crisi: Candy Group nel periodo 2011/15 ha chiuso i bilanci sempre in rosso, realizzando perdite per oltre 90 milioni. Nello stesso periodo, il patrimonio netto è scivolato da 238 milioni a 71,7. «Oggi il rapporto tra Pfn/Ebitda è sceso da oltre 3 volte a 2,1» ha detto Beppe Fumagalli. Peraltro quest’anno dovrebbe essere ceduto anche il sito chiuso nella Repubblica Ceca nel 2015 per il quale sono stati spesati oneri per 10 milioni.
Come interpretare l’uscita dal Cda di Maurizio Fumagalli? «Maurizio non ha incarichi in azienda - ha spiegato Aldo Fumagalli -. E dopo la scomparsa di Eden Fumagalli si è provveduto a rivedere la rappresentanza. La nostra famiglia è compatta e questo ci ha consentito di superare i momenti difficili». Infine Candy cederà la quota in Mediobanca dello 0,8%, detenuta da 30 anni. «Verrà ceduta entro l’estate se le condizioni di mercato saranno favorevoli» ha osservato Beppe Fumagalli.
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