I tempi sono strettissimi. Le norme danno tre mesi per completare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) con la quale arrivare entro fine settembre al Consiglio dei ministro per il decreto Ilva. Il 30 settembre è vicinissimo, se si contano gli ozi agostani.
L’Aia è il documento unico previsto dalle norme europee. Comprende insieme le ragioni produttive e gli intenti ambientali e autorizza a esercire un impianto industriale. A differenza della Via (Valutazione d’impatto ambientale), l’Aia non è un documento chiuso, fotografico, conclusivo, definitivo assegnato dall’autorità una sola volta: invece è frutto di una negoziazione fra l’azienda che chiede l’Aia e le autorità ambientali che la rilasciano. La negoziazione continua dopo il rilascio con aggiustamenti e adeguamenti per tutta la durata dell’autorizzazione, seguendo l’evoluzione della produzione e il miglioramento delle tecnologie ambientali.
Dal punto di vista formale, le ristrettezze del calendario dicono che in teoria deve essere emanato entro una settimana, al massimo entro una decina di giorni, il decreto con cui il ministro dello Sviluppo Economico formalizzerà l’aggiudicazione dell’acciaieria di Taranto alla cordata Investco (Arcelor Mittal con Mercagaglia).
Nei contenuti ambientali, il decreto ripercorrerà il decreto Ilva del marzo 2014, il quale ripeteva nei punti fondanti l’Aia dell’ottobre 2012. La vecchia cokeria, le migliori tecnologie disponibili, il disinquinamento delle aree contaminate.
È difficile che le offerte concorrenti siano molto diverse fra loro dal punto di vista della proposta ambientale, poiché rimangono condizionanti i princìpi forti di risanamento impostati già dall’Aia del 2012 rilasciata dall’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini ai tempi del Governo Monti.
Quell’Aia di cinque anni fa è stata rimodulata nei tempi due anni dopo, nella privamera 2014, e con ogni probabilità il decreto di aggiudicazione di Calenda terrà fermi i princìpi ambientali della versione originale adeguandone però ancora una volta tempi e modi per adempiere.
Ma ecco una tempistica stretta ma verosimile.
Primo mese: entro 30 giorni dal decreto di aggiudicazione, la cordata aggiudicataria dovrà presentare la domanda perché venga rilasciata una nuova Aia che si basi sui criteri ambientali definiti dal decreto. La domanda dovrà essere pubblicata.
Secondo mese. Pubblicata la domanda di Autorizzazione integrata ambientale, si aprirà lo spazio alle osservazioni dei cittadini, delle associazioni e di qualunque altra parte della società si senta coinvolta dalla presenza dello stabilimento.
Terzo mese. Raccolte le osservazioni dei cittadini e della società civile, i tre esperti ambientali completeranno l’istruttoria e manderanno le carte al ministero dell’Ambiente, il quale completerà la procedura e, insieme con il ministero dello Sviluppo Economico, trasferiranno l’incartamento al Consiglio dei ministri per l’emanazione del Dpcm finale.
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