Economia

L’energia vira su rinnovabili e gas

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sviluppo sostenibile

L’energia vira su rinnovabili e gas

La road map è nero su bianco a chiusura del documento di 231 pagine che riprende le linee guida (ridurre il gap di prezzo dell’energia rispetto alla Ue, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti), illustrate un mese fa in Parlamento dai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, Carlo Calenda e Gian Luca Galletti: un mese per la consultazione pubblica prima dell’ok definitivo alla nuova Strategia energetica nazionale che sarà propedeutica al Piano energia e clima, con la prima versione di quest’ultimo che andrà trasmessa a Bruxelles entro il primo gennaio.

L’articolato della nuova Sen conferma innanzitutto l’obiettivo al 2030 del 27% di rinnovabili sui consumi complessivi (più ambizioso di quello fissato a livello comunitario), da declinarsi sui tre diversi settori: 48-50% nell’elettrico (partendo dal 33,5% del 2015), privilegiando, tra l’altro, per i grandi impianti fotovoltaici, contratti a lungo termine da attribuire mediante asta, e, per quelli eolici già esistenti, il ripotenziamento attraverso la semplificazione degli iter autorizzativi; 28-30% nel termico (19,2%) puntando soprattutto su pompe di calore e teleriscaldamento; 17-19% nei trasporti (6,4%) promuovendo il biometano e i biocarburanti, oltre che l’auto elettrica.

Con una precisa tabella di marcia, dettata dal recepimento della Dafi (la direttiva Ue sui carburanti alternativi), che prevede la crescita al 2030 delle colonnine elettriche dalle attuali 2.900 a circa 6500 (19mila nel 2020) e dei distributori di Gnc (gas compresso) e Gnl (gas liquefatto), rispettivamente, fino a 2400 (dagli attuali 1100) e 800 (rispetto ai pochi di oggi). La Sen si spinge poi anche oltre e stima, con il supporto di Terna, che, con uno scenario di penetrazione delle rinnovabili al 50% nel 2030, sarebbero necessari investimenti aggiuntivi per 17-19 miliardi, anche per garantire l’integrazione delle stesse nella rete.

Sul fronte dell’efficienza energetica - dove l’asticella, indicata dalla Ue, è di una riduzione attesa di consumi di energia pari a circa 9 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno al 2030 -, la barra è puntata soprattutto sui settori residenziale e trasporti. Le soluzioni? Sul primo fronte, il governo mira, per esempio, a rivedere il meccanismo dell’ecobonus anche introducendo dei massimali unitari di spesa per tipologia di intervento e a introdurre un fondo di garanzia per eco-prestito (che servirebbe anche a coprire il rischio di insolvenza del proprietario dell’immobile), mentre, sull’altro, si lavorerà a rafforzare la mobilità locale e a stimolare lo svecchiamento del parco auto privato.

Uno dei driver è poi quello della sicurezza energetica che sarà implementata favorendo, nel sistema elettrico, l’avvio di un “mercato delle capacita” (capacity market), previsto sempre nel 2018, per il quale, «andrà valutata la possibilità di introdurre un cap emissivo (per esempio, 550 g per kWh)» in modo da orientare maggiormente il mercato verso la decarbonizzazione. Un approdo, quest’ultimo, che chiama in causa, ovviamente, anche l’addio alle centrali a carbone (phase out) con tre possibili scenari, più o meno drastici (riduzione della capacità per 2, 5 o 8 gigawatt). E, laddove si procedesse con l’ultimo, servirebbe una forte accelerazione per interventi aggiuntivi, tra cui un nuovo elettrodotto verso la Sardegna da mille megawatt oltre che il potenziamento dell’infrastruttura di rete.

Quanto al gas, che avrà un ruolo chiave nella transizione energetica, le parole d’ordine saranno quelle di aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e di diversificare le fonti (e, in questo senso, ben vengano i nuovi gasdotti, dal Tap all’EastMed, fino al TurkStream) per ridurre ancora il prezzo del metano, anche puntando sull’annunciato “corridoio di liquidità”, che assicurerà un beneficio variabile per l’intero sistema tra 100 e 600 milioni. Altro capitolo è rappresentato dallo sviluppo del Gnl con un miglior uso dei terminali di rigassificazione (prevendo un meccanismo di asta per i servizi) e con la realizzazione di capacità addizionale (a partire da un impianto galleggiante da 4 miliardi di metri cubi annui). La Sen ribadisce poi il percorso per la metanizzazione della Sardegna tramite il Gnl di piccola taglia (dove Snam ha presentato un progetto per la dorsale di trasporto come Sgi).

Un passaggio importante, infine, è costituito dalla riduzione del gap dei prezzi finali dell’energia. E qui, sul fronte del gas, si conferma la strada annunciata nelle scorse settimane che porterà a nuovo regime per gli energivori, sulla scia del superamento, imposto da Bruxelles, della tariffa degressiva (più consumi e meno paghi), a partire dal prossimo 1° gennaio: le imprese ad altissimo consumo (rapporto tra costo bolletta elettrica e valore aggiunto superiore al 20%) pagheranno solo lo 0,5% del valore aggiunto, per quelle al di sotto l’onere sarà variabile e calcolato in base al costo energia/fatturato. La norma è pronta (con l’ok dell’Europa) ed entrerà, confermano dal Mise, nel primo “veicolo” legislativo utile.

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